06/02/2012
La pratica delle mutilazioni genitali femminili si riduce del 30 per cento da una generazione all'altra
La tolleranza zero verso le mutilazioni genitali femminili ha una Giornata internazionale, il 6 febbraio, per ricordare che 130 milioni di donne nel mondo le hanno subìte, e che ogni anno vengono praticate a un numero di bambine stimato tra i 2 e i 3 milioni. Questa tradizione millenaria e dolorosa sopravvive in 26 Stati africani e nello Yemen, anche se per fortuna ora si riduce del 30 per cento da una generazione all'altra: ma l'obiettivo è che arrivi a "zero", per evitare a tante donne i traumi fisici e psicologici che avranno poi conseguenze dolorose per tutta la loro vita.
Con l'aumentare delle migrazioni dai Paesi africani dove permane questa tradizione, anche l'Europa (Italia compresa) conta nei propri confini donne che sono state mutilate ai genitali, benché si tratti di un fenomeno spesso sommerso. Tutti i Paesi europei, infatti, vietano la pratica per legge, e famiglie tradizionaliste che intendono sottoporre le figlie alla mutilazione dei genitali spesso le fanno tornare per qualche tempo nel Paese d'origine proprio a questo scopo.
Si stima che in Italia siano circa 93.000 le donne potenzialmente a rischio di mutilazione genitale, calcolando le immigrate da nazioni dove la pratica è abituale e valutando la sua percentuale di diffusione in quelle nazioni. Ora, in occasione della Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili, la Fondazione "L'Albero della Vita" e l'Associazione interculturale Nosotras hanno diffuso un dossier nel quale si stima in oltre 7.500 le minorenni potenzialmente a rischio nel nostro Paese: un numero superiore a stime precedenti del ministero della Salute e del ministero per le Pari opportunità, perché ottenuto calcolando anche le figlie di immigrati irregolari iscritte alle nostre scuole.
Le MGF sono ancora diffuse in 26 Paesi africani e nello Yemen.
Ed è rivolto ai docenti della Toscana un progetto-pilota di formazione per la prevenzione delle mutilazioni genitali femminili (MGF), che L'Albero della Vita e Nosotras stanno promuovendo e che dovrebbe partire a marzo. Si tratterà di formare gli insegnanti di tutti gli ordini di scuole (materne comprese, perché esiste la tendenza ad abbassare sempre più l'età della mutilazione) in modo che siano informati sul fenomeno, possano valutare comportamenti eventualmente rivelatori, e soprattutto sappiano instaurare rapporti con le famiglie delle bambine potenzialmente a rischio. L'obiettivo del progetto, infatti, è che gli insegnanti riescano a dialogare con i genitori, rispettando la loro cultura d'origine ma trasmettendo elementi culturali ed educativi che evitino le pratiche mutilanti sulle minorenni. Informazioni ulteriori sono rintracciabili nel sito www.alberodellavita.org, o telefonando a Nosotras, allo 055-2776326, dove vengono raccolte anche le iscrizioni. Il progetto-pilota in Toscana ha l'intento di proporsi come prima esperienza positiva da replicare successivamente in altre regioni.
In occasione del 6 febbraio un'altra organizzazione, Aidos (Associazione italiana donne per lo sviluppo), ha indirizzato una lettera aperta ai ministri del Welfare con delega alle Pari opportunità, della Salute, degli Esteri e della Cooperazione per chiedere quale sia l'impegno attuale dell'Italia nella lotta alle MGF. Aidos riconosce che la legislazione italiana in materia è considerata un esempio a livello internazionale, anche perché prevede un'attività di prevenzione e un numero verde finanziati con 5 milioni di euro l'anno. Tuttavia la lettera chiede che venga erogata la cifra per l'anno in corso e sollecita rapporti dettagliati su come sono stati spesi i fondi, sulle attività formative condotte dalle Regioni e chiede un rinnovato sostegno dell'Italia al Fondo Unfpa-Unicef sulle mutilazioni genitali femminili, il più importante programma internazionale di prevenzione della pratica.
Rosanna Biffi