27/09/2012
Alcune mamme africane in attesa di assistenza pediatrica in un dispensario del Guinea Bissau (Foto Marcato)..
Il recentissimo Rapporto Unicef “Committing to child survival: a promise renewed” («L’impegno per la sopravvivenza infantile: una promessa rinnovata»), redatto insieme all’organizzazione mondiale per la valutazione della mortalità infantile Igme (“Inter-agency group for child mortality estimation”), fornisce un dato confortante: la mortalità infantile è diminuita in tutto il pianeta, rispetto al 1990 muoiono infatti 14 mila bambini in meno al giorno.
Si tratta di un progresso enorme, considerando che il numero di bambini sotto i 5 anni che muoiono all’anno è sceso da circa 12 milioni nel 1990 a 6,9 milioni nel 2011, con la conseguente riduzione del tasso di mortalità da 87 decessi ogni 1000 nati vivi nel 1990 a 51 nel 2011. «C’è veramente tanto da celebrare», afferma nel Rapporto Antony Lake, direttore generale dell’Unicef. «Tutti i paesi del mondo hanno mostrato una riduzione della mortalità dei propri bambini sotto i 5 anni nelle ultime due decadi. Tra il 1990 e il 2011, nove paesi a basso reddito - Bangladesh, Cambogia, Etiopia, Liberia, Madagascar, Malawi, Nepal, Niger e Rwanda - hanno visto ridurre questo tipo di mortalità del 60% e più. Ma l’impegno deve ancora rimanere alto perché non possiamo dichiararci soddisfatti. In media, circa 19mila bambini muoiono ancora ogni giorno a causa di fattori largamente prevedibili. Con i necessari vaccini, l’adeguata nutrizione, e l’assistenza medica di base e preventiva, la maggior parte di queste giovani vite potrebbero essere salvate».
Le aree più interessate dal trend positivo sono America Latina e Caraibi, Asia Orientale e Pacifico, Europa Centrale e Orientale e Comunità degli Stati Indipendenti, Medio Oriente e Nord Africa. Il miglioramento c’è stato indipendente dall’area geografica e dalla situazione economica, dal momento che i progressi sono stati registrati sia nei paesi a basso, medio che alto reddito. Nel 2011, Africa Sub-sahariana e Asia Meridionale sono le aree in cui si concentra l’80% delle morti infantili. A livello globale, le principali cause di questi decessi sono la polmonite (18%), le complicanze per parti pre-termine (14%), la diarrea (11%), le complicanze durante il parto (9%) e la malaria (7%).
Nel Rapporto, è infine auspicato un investimento globale per accelerare il raggiungimento della sopravvivenza del 100% delle mamme, neonati e bambini in tutte le aree del mondo. Nel giugno 2012, i governi dell’Etiopia, India e Stati Uniti, insieme all’Unicef, hanno convogliato per questo scopo più di 700 partner sociali privati e pubblici in grado di intervenire tecnicamente per arginare il problema. «Il potenziale dei Rapporti come questo - sottolinea Lake - è proprio quello di mostrare come l’azione mirate dei governi, strategie preventive ed investimenti sul fronte della protezione dell’infanzia a livello sanitario, dell’istruzione, della nutrizione, possono fare la differenza nel salvare milioni di giovani vite, come dimostrato in questi ultimi vent’anni».
Alessandra Turchetti