05/04/2013
Ancora un ricorso alla Consulta da parte del Tribunale di Milano sul divieto della fecondazione eterologa previsto dalla legge 40: si risolleva il dubbio di legittimità costituzionale sul ricorso di una coppia infertile a causa di una patologia del marito. Secondo i giudici, il divieto mina la possibilità delle coppie eterosessuali sterili o infertili di «poter concorrere liberamente alla realizzazione della propria vita familiare».
Non è la prima volta che viene chiesto alla Consulta di scendere in campo. In precedenza, la questione era stata rinviata ai vari tribunali interessati dai ricorsi affinché venisse fatta una nuova valutazione tenendo presente la sentenza della Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo che, decidendo sul caso di una coppia austriaca, aveva in qualche modo legittimato il divieto.
«Le nuove critiche giuridiche alla legge 40 sono riportate con forza sui giornali, e qui merita rimarcare un problema massmediatico», commenta Carlo Bellieni, neonatologo del Dipartimento di pediatria, ostetricia e medicina della riproduzione dell’Università di Siena. «Infatti, ed è bene dirlo chiaramente, il vero problema da risolvere è la sterilità. Rimarcare sui giornali solo le discussioni giuridiche rischia di far credere che la soluzione alla sterilità sia di tipo giuridico mentre è fondamentalmente di tipo medico e sociale. Si crede che più la fecondazione in vitro è libera più si risolve il “problema sterilità”, col rischio, invece, di deviare l’attenzione e non far affrontare il problema alla radice che risiede nella prevenzione. Ma quante pagine i giornali dedicano a al problema della fecondazione in vitro e quante a spiegare alla gente come evitare di diventare sterili e, dunque, anche come non averne bisogno? E perché?».
«Ormai ricorsi come questo sembrano succedersi a raffica e arrivano in genere da giudici evidentemente molto interessati alla materia», è invece la dichiarazione di Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita. «Ma, come è noto, si è pronunciata la Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo. Si tratta di una sentenza recente e del più alto grado di autorevolezza giudiziario. Ciò significa che nel divieto di fecondazione eterologa non vi è alcuna violazione dei diritti umani e che invece deve essere rispettato il giudizio di opportunità politica che appartiene alla competenza dei popoli e dei Parlamenti».
Ha poi aggiunto: «Come se non bastasse la Corte Costituzionale ha già respinto al mittente ricorsi simili a quello in oggetto. Nel caso italiano, la disposizione della legge 40 non solo è stata adottata a grande maggioranza dal Parlamento ma vi è stato anche un successivo referendum nel quale il popolo italiano ha manifestato con una maggioranza schiacciante la volontà di non cambiare la legge. Il Movimento per la vita farà quanto necessario per difendere la legge 40 a livello culturale e giudiziario».
Alessandra Turchetti