02/03/2012
Valter Boero, presidente del Movimento per la Vita di Torino.
Piemonte all’avanguardia nella tutela della vita nascente. La giunta leghista di Roberto Cota sta mantenendo le promesse fatte in campagna elettorale. Partiamo dal fronte giudiziario. Il Tar del Piemonte ha recentemente e definitivamente respinto l’istanza di alcune associazioni femministe contro la delibera che prevedeva un periodo minimo di 2 anni di attività documentata perché associazioni private, che non abbiano nel loro statuto un oggetto sociale che preveda la difesa della vita fin dal concepimento, possano accendere convenzioni con gli operatori sanitari regionali, cioè consultori e Asl, al fine di fornire consulenza alle donne incinte incerte se tenere o meno il loro bimbo. Le altre, come ad esempio il Movimento per la vita, sono ammesse ovviamente senza tale onere. «Lo scopo della Giunta è semplicemente quello di dare applicazione a quanto previsto nel primo titolo della legge 194 ma mai o raramente applicato sinora sull’obbligo di creare le condizioni perché le donne incinte, di fronte alla decisione di abortire o meno, siano libere da vincoli di carattere economico e possano fare la loro scelta in piena libertà anche consultandosi con personale che, senza costrizioni di alcun genere, le possa però aiutare a fare in completa libertà la loro scelta», conferma Valter Boero, presidente del Movimento per la vita di Torino.
Cosa succede ora? «La Regione Piemonte dovrà istituire a breve il registro delle associazioni ammesse a fare le convenzioni con le Asl e i consultori», risponde Boero. Occupazione dei consultori per impedire, magari con violenze psicologiche, gli aborti come temono le femministe? «Assolutamente no, l’esperienza di questi anni dice esattamente il contrario. Crediamo che sia opportuno mettere un volontario vicino a dove il medico riceve le donne per renderle edotte, se lo richiedono e sempre in piena libertà, che esistono alternative all’aborto», prosegue Boero. «In quei momenti la donna spesso è sotto pressione, che non sempre riesce a gestire». La speranza di Boero è che almeno possano esserci nei consultori poster e pieghevoli che spieghino le opportunità che esistono. «Notiamo comunque in generale una sempre più grande sensibilità da parte del settore pubblico, come dimostra ad esempio il corso di aggiornamento che stiamo organizzando con l’Università di Torino, Facoltà di medicina, e intitolato “Maternity care” (v. Pdf allegato, N.d.R.), che offre crediti formativi ai medici interessati e una formazione a 360 gradi sulla dimensione della maternità».
L’altra iniziativa che è allo studio e che viene avanzata dal Pdl è di dare un assegno di 250 euro al mese per 18 mesi alla donna che rinunci ad abortire. La proposta è stata osteggiata dal PD e dalla sinistra. «Si vede un’insidia alla legge 194, sono ossessionati che venga tolta la libertà alla donna di abortire, non riescono a vedere il bene che si può fare», chiosa Boero. «Occorrerebbe essere solo più ottimisti e vincere i pregiudizi ideologici. Ho sempre notato che, se si depongono le armi, siamo tutti d’accordo nel sostenere la maternità», completa il concetto. Per ora si tratta solo di un fondo di tre milioni di euro accantonato nel Bilancio della Regione, ma è interessante notare come l’iniziativa segua di un paio di anni quella della Giunta lombarda chiamata “progetto Nasko”. «Le interruzioni di gravidanza nel 2010 in Piemonte sono state ben 9610; nella Regione Lombardia sono state aiutate finora più di 1100 mamme», ricorda Boero. Finora il Movimento per la Vita ha di fatto surrogato la Regione aiutando oltre 1200 mamme all'anno ad avere il loro figlio attraverso il Progetto Gemma (160 euro/mese per 18 mesi), con un investimento “in futuro” di circa 400.000 euro all'anno. «Sarebbe bello se, ad experimentum, si potesse avviare una collaborazione tra tutti a vantaggio delle mamme e dei loro figli in applicazione del principio di sussidiarietà», conclude.
Stefano Stimamiglio