29/01/2012
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La via farmacologica all'aborto, quella effettuata entro il 49.mo giorno dal concepimento, secondo dati diffusi dal quotidiano Il Sole 24Ore raggiungerebbe in Italia nel 2011 la considerevole cifra di circa 8mila casi. Un quarto di tutti gli aborti effettuati in quell'anno entro lo stesso lasso di tempo (30mila casi circa). Il dato emerge dagli ordini di Ru 486 - la "pillola" abortiva introdotta da noi nell'aprile 2010 - effettuati dagli ospedali e dalle cliniche autorizzazte alla Nordic Pharma, la distributrice del ritrovato nel nostro Paese: 7.397 confezioni. Pur avendo ogni confezione tre pillole, moltissimi ospedali ne prescrivono solo una per ogni interruzione di gravidanza.
A marcare il triste record è il Piemonte, con 1.937 scatole, poi Puglia (1.024), Liguria (808) e Toscana (766). Mentre Basilicata e Marche non risultano aver richiesto alcuna confezione, Lombardia (412) e Lazio (557) sono al di sotto della media nazionale per abitanti.
L'aborto chimico avviene con l'assunzione di due pillole, una di mifepristone
(la RU486) e una di prostaglandina. I due ritrovati vengono assunti a distanza di 48 ore l'uno dall'altro e
si conclude con l'espulsione del feto e quindi lo svuotamento della cavità uterina. La
commissione ministeriale che approvò l'uso del la Ru 486 ha stabilito che la procedura abortiva deve
avvenire interamente, e quindi fino a completamento della "procedura", nella struttura sanitaria nella quale avviene l'interruzione di gravidanza.
Stefano Stimamiglio