10/12/2012
Chiara Corbelle con il marito Enrico e il piccolo Francesco
Diversi modi di declinare la maternità: dall’affidamento allargato alla
scelta di portare avanti una gravidanza a rischio, fino a rifiutare le cure che
potrebbero danneggiare il nascituro ma salvare la propria vita. La quinta
edizione del Premio europeo per la vita, intitolato a Madre Teresa di Calcutta e
istituito dal Movimento per la vita, si è svolto questa mattina – anniversario
della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo – in Campidoglio, a Roma,
assegnando il riconoscimento a donne normali e speciali al tempo stesso: a tutte
le madri d’Europa «nella generosità più estrema, perché con la loro accoglienza
e il loro coraggio riconoscono concretamente che il loro figlio è Uno di noi”.
Abbiamo scelto di dedicarlo alla Beata Teresa, madre non tanto perché suora, ma
perché pronta ad accogliere ogni piccolo e povero della terra», spiega Carlo
Casini, presidente del Mpv. Interverranno il ministro Andrea Riccardi, il
sindaco Gianni Alemanno e il direttore del quotidiano “Avvenire”, Marco
Tarquinio.
Il premio è stato consegnato simbolicamente alla memoria di Chiara Corbella
Petrillo (a ritirarlo, il marito Enrico), a mamma Irene di Nomadelfia e
all’associazione La quercia millenaria, presieduta da Sabrina Pietrangeli
Saluzzi, «che testimoniano o hanno testimoniato in modo eroico il coraggio
materno», precisa Casini, che ci tiene a sottolineare «il senso di questa
cerimonia: riempire un vuoto, invitare allo sguardo verso il più piccolo e
povero tra gli esseri umani».
Ma chi era Chiara Corbella? Una moglie e una madre stroncata da un tumore a
soli 28 anni il 13 giugno scorso. Dopo aver portato a termine due gravidanze
difficili e aver dato alla luce Maria e Davide, morti poco dopo la nascita, ha
scoperto di avere il cancro durante la terza gravidanza, scegliendo di far
nascere Francesco e di sottoporsi soltanto dopo a chemioterapia e radioterapia,
che avrebbero compromesso la gestazione. «Ha preferito donare la sua vita pur di
far nascere il figlio», evidenzia il presidente del Mpv. La testimonianza di
Chiara continua a seminare speranza e coraggio in tante famiglie: numerose,
infatti, sono quelle che scrivono commenti sul sito ufficiale www.chiaracorbellapetrillo.it.
Mamma Irene a Nomadelfia
La quercia millenaria (www.laquerciamillenaria.org)
sostiene mamme che vivono o hanno vissuto un’esperienza simile a quella delle
prime due gestazioni di Chiara Corbella e che «non hanno negato la vita al
proprio figlio, pur avendo avuto conoscenza durante la gravidanza di una sua
malformazione talvolta così grave da essere incompatibile con la vita dopo la
nascita», riferisce Carlo Casini.
Fondata nel 2005, è l’unica associazione in
Italia che assicura «l’assistenza alla gravidanza con ogni tipologia di
malformazione fetale, proponendo la cura in utero ove possibile, oppure
l’accompagnamento del bambino ritenuto “incompatibile con la vita” – rileva la
presidente, Sabrina Pietrangeli Paluzzi –. Abbiamo seguito centinaia di
famiglie, vedendo nascere e recuperare la salute a molti bambini considerati
precedentemente terminali». E l’associazione è riconosciuta a livello
internazionale quale unico Hospice perinatale italiano, con un servizio
volontario di caring perinatale al Policlinico Gemelli di Roma.
Infine, a ritirare il premio anche mamma Irene di Nomadelfia, la prima mamma
per vocazione della nota comunità fondata da don Zeno Saltini
(www.nomadelfia.it). Nel 1941 – durante la seconda guerra mondiale – era una
giovane studentessa: scappa di casa e va dal sacerdote a San Giacomo Roncole,
vicino a Mirandola (Modena), dove lui accoglie come figli bambini abbandonati e
ha fondato l’Opera piccoli apostoli. Irene offre la sua disponibilità a far loro
da madre e don Zeno, con l’approvazione del vescovo, le affida i più piccoli. Il
suo esempio verrà seguito da altre “mamme di vocazione”.
Laura Badaracchi