23/10/2012
Le migliori fonti di educazione sessuale coincidono con gli amici o i coetanei (42%), i libri (41%), e Internet (35%). La scuola,
invece, appare un fanalino di coda: solo il 17% la
ritiene una fonte di informazioni in tal senso (rispetto a un 32%
globale).
Questi dati li rivela una recente ricerca, commissionata dalla Durex il brand mondiale nella vendita di preservativi, condotta
in 36 Paesi, su un campione di 30.000 adulti, allo scopo di raccogliere
dati su tematiche sessuali. Sulle basi dei risultati è stato quindi lanciato Safe Book, un “progetto-scuole” a livello nazionale, riguardante la sessualità, rivolto a 600.000 studenti che per la prima volta coinvolge anche le terze medie
Per quanto riguarda le modalità di diffusione dei contenuti il progetto prevede supporti multimediali come le lavagne interattive (LIM), in cui verranno trasmesse le “videolesson” per permettere un approfondimento interattivo degli argomenti preferiti dagli studenti.
Diverse e non sempre convergenti le reazioni. Soprattutto se si considerano le tematiche e l’età dei destinatari (a partire dalla 3° media). Secondo Elisabetta Costantino, Psicologa, Psicoterapeuta, Dottore di Ricerca e Docente Universitario, «non è troppo presto per parlare di sessualità ai ragazzi, ma è fondamentale adattare il linguaggio e il contenuto al loro livello di sviluppo. E’ importante rispondere alle loro curiosità che cominciano ad affacciarsi già nella pre-adolescenza: come nascono i bambini, come il corpo cambia fra maschi e femmine e fra piccoli e grandi».
L’esperta si mostra favorevole all’idea di utilizzare strumenti come i video, ma trova più proficua la possibilità di “personalizzare” gli interventi sulla base delle domande che sorgono dal gruppo a cui il corso è rivolto, «affinché gli allievi si sentano liberi di esprimere i propri dubbi e curiosità in un’atmosfera distesa e poco formale».
Sicuramente i ragazzi del 2012 sono “più avanti”, essendo più esposti a un maggior numero di stimoli (Internet, Tv...) e a un particolare contesto sociale: «basti pensare», prosegue la psicoterapeuta, «all’abbigliamento proposto per loro, ai messaggi mediatici che li rendono lievemente adultizzati per quanto riguarda le differenze di genere, ma anche precocemente sessualizzati». Non possiamo negare, tra l’altro, che l’adolescenza può aver inizio ad età sempre più precoci nel corso degli anni. «Per passare ai ragazzi un messaggio di sessualità responsabile», conclude Costantino, «penso sia proficuo prima ancora che di sessualità, proporre loro un’educazione all’affettività che li aiuti a riconoscere affetti e sentimenti e a dare a essi il giusto nome e il giusto valore, insieme alla conoscenza e al rispetto del proprio e dell’altrui corpo».
Dionisia Frediani