06/02/2013
Le mutilazioni genitali femminili vengono praticate tra l'infanzia e la pubertà. (La foto di copertina è Corbis). Plan Italia ha lanciato una petizione per proteggere bambine e donne dalle Mgf.
Per la Giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili (Mgf), il 6 febbraio, la onlus Plan Italia ha rivolto una petizione al futuro governo italiano, perché svolga un'intensa azione di pressione sui governi degli Stati dove vengono tuttora praticate e dove non esistono ancora leggi efficaci per contrastarle. Ha spiegato Tiziana Fattori, direttore nazionale di Plan Italia: "E' necessario che vengano varate norme per vietare le Mgf, sanzioni per chi continuerà a praticarle, assistenza sanitaria gratuita alle bambine e alle donne che soffrono per le complicanze, e infine che venga favorita la diffusione di informazioni sul tema, insieme alla condivisione delle esperienze che dimostrano l'efficacia del rapido abbandono delle Mgf".
Nel mondo, oltre 140 milioni di bambine e donne patiscono le conseguenze delle mutilazioni genitali, con emorragie, infezioni e difficoltà durante il parto. Effettuate nell'età tra l'infanzia e la pubertà, violano numerosi trattati internazionali, tra i quali la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la Convenzione sui diritti del fanciullo e la Carta africana sui diritti e il benessere del fanciullo. Nello scorso dicembre, una risoluzione dell'Onu ha messo al bando le Mgf, ma tra i 28 paesi nei quali sono praticate, solo 19 si sono dotati di una legge che le proibisca. Un esempio positivo in Africa è rappresentato dal Burkina Faso, dove l'azione congiunta di governo e società civile ne sta rapidamente riducendo la diffusione.
Plan Italia (affiliata a Plan International) lavora da 75 anni con le bambine e i bambini dei Paesi più poveri, e il direttore Tiziana Fattori ha spiegato in dettaglio i passi da affrontare contro un fenomeno tragico come quello delle mutilazioni genitali: "In questo momento, bisogna agire concretamente affinchè la risoluzione Onu venga recepita in tutti i Paesi in cui è ancora praticata. Ma questo non basta. L'impegno di Plan è focalizzato a fare un passo ulteriore verso l'eliminazione della pratica aumentando la consapevolezza delle comunità sulle conseguenze delle Mgf e lavorando su diversi livelli: informare le donne perché sono loro che subiscono, praticano e da madri scelgono le Mgf per le figlie; informare uomini e ragazzi che hanno maggiore potere e influenza; lavorare con i leader delle comunità e con gli esponenti religiosi per promuovere la parità di genere e per garantire una maggiore protezione giuridica per le ragazze. L'esperienza sul campo ci ha insegnato a rispettare le comunità con cui lavoriamo, ad ascoltare punti di vista e opinioni e a instaurare dialoghi costruttivi. Solo in questo modo è possibile innescare cambiamenti reali e duraturi nelle norme sociali e nei comportamenti all'interno delle comunità stesse".
Solo il 50% delle bambine conclude la scuola primaria nei Paesi in via di sviluppo (foto Corbis).
In contemporanea, Plan Italia e Plan International stanno conducendo la campagna mondiale "Because I am a girl" per migliorare i diritti e l'istruzione delle bambine nel mondo, la cui condizione è stata approfondita nel loro ultimo Rapporto del 2012 (www.plan-italia.org/because-i-am-a-girl/). Solo il 50% delle bambine conclude la scuola primaria nei Paesi in via di sviluppo, a 1 su 5 è negato il diritto di frequentare la scuola secondaria, mentre il 90% delle ragazze tra i 12 e i 17 anni deve rinunciare all'istruzione per aiutare la famiglia.
Il Rapporto sottolinea che, rispetto ai maschi, le bambine hanno maggiori possibilità di non essere iscritte a scuola o di abbandonare gli studi per diverse ragioni. Per molte di loro, il momento critico è rappresentato dal raggiungimento della pubertà, che spesso significa matrimoni e gravidanze precoci, violenze e abusi sessuali. Nei Paesi in via di sviluppo 1 bambina su 7 è costretta a sposarsi prima dei 15 anni, alcune addirittura a 5 anni. I matrimoni precoci le espongono al rischio di contrarre malattie come l'Hiv e di avere gravidanze precoci, principale causa di morte tra i 15 e i 19 anni (ogni 60 secondi una ragazza muoe partorendo). Una su 4 ha subìto violenze psicologiche e sessuali prima dei 18 anni, anche a scuola. Tutto ciò riduce la probabilità che continuino a studiare.
Se le bambine delle famiglie più povere sono più soggette all'esclusione totale dalla scuola, le ricerche dimostrano che proprio l'istruzione prolungata è protettiva per il futuro delle ragazze. Le giovani che hanno frequentato le scuole secondarie o superiori non solo avranno maggiori guadagni in futuro, ma si sposeranno più tardi e avranno una prole meno numerosa e più sana. Nel lungo termine, sono più protette dal contrarre Hiv e Aids, dalle molestie sessuali e dal traffico di esseri umani. La campagna "Because I am a Girl" di Plan, focalizzata proprio sull'istruzione, ha allora obiettivi ambiziosi, adeguati alle necessità e alle sfide: raggiungere 4 milioni di ragazze con un'istruzione di qualità, 40 milioni di maschi e femmine con programmi sulla parità tra i sessi, 400 milioni di bambine attraverso pressioni sui politici e le comunità per migliorare i diritti delle bambine stesse e, infine, la raccolta di 500 milioni di euro a sostegno della campagna.
Rosanna Biffi