08/05/2012
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Un altro pericolo in agguato per i nostri figli, la
somministrazione “fai da te” degli psicofarmaci: uno studio condotto
all’Università di Torino dimostra che un 1 minore su 4 assume questo tipo di
farmaci con amici e/o con il consenso dei genitori, senza alcuna prescrizione
medica. L’indagine, inizialmente condotta su 600 soggetti, si amplierà fino ad
includere un campione di 2.000 adolescenti entro il 2012 ma è già sufficiente
per generare preoccupazione. Inquietante, in effetti, il fenomeno rilevato:
molte assunzioni improprie di psicofarmaci avverrebbero per scelta degli stessi
genitori, che cercano in questo modo di rispondere agli stati di disagio dei
propri figli.
E’ quanto osservato in questo studio svolto da Roberta
Siliquini, ordinario di Epidemiologia, Igiene generale e Sanità pubblica
all'Università di Torino. Dalla ricerca ha preso vita il nuovo appello lanciato
al Ministro Balduzzi da parte del Comitato “Giù le Mani Dai Bambini”,
autore della più rappresentativa campagna di farmacovigilanza pediatrica in
Italia. «Perché non venga meno
l’attenzione sul problema» - ha sottolineato Luca Poma, giornalista e
portavoce del Comitato» - visto che è in continua crescita
ovunque nel mondo, come anche nel nostro Paese. La nostra organizzazione lo
aveva denunciato nel 2009, riprendendo i dati del rapporto ESPAD (“European
School Project on Alcool and Other Drugs”), il progetto europeo di indagini
sull'uso di alcol, droga e sostanze psicoattive nelle scuole, che evidenziò già
allora un 10% di minori che utilizzavano psicofarmaci con modalità "fai da
te". I rischi di questa pratica sono altissimi e vanno dagli effetti
collaterali delle molecole assunte, ad esempio problemi cardiaci, a quelli di
carattere psicologico e pedagogico: stiamo trasmettendo ai nostri figli un
modello sbagliato, ovvero che basta una pillola per risolvere qualsiasi
problema. Occorre una campagna seria di prevenzione per non sottostimare più il
fenomeno, con l’obiettivo di evitare che la situazione degeneri come è accaduto
in altri paesi del mondo».
No, dunque, all’uso disinvolto degli psicofarmaci in età
infantile, soprattutto per trattare quei comportamenti caratterizzati da
iperattività o deficit di attenzione, ma si vuole ribadire l’importanza del
sostegno e dell’indagine psicologica, la valenza emotiva dei legami e delle
dinamiche familiari. Il presidente della Società Italiana di Pediatria (SIP),
Alberto Ugazio, ha ricordato, al momento della pubblicazione della ricerca, che «l'automedicazione è quanto di meno auspicabile possa esserci per la
salute dei nostri bambini».
Alessandra Turchetti