28/04/2011
Da Bruxelles, la Commissione europea ha lanciato un allarme a seguito dei risultati di una recente indagine condotta su 25 mila giovani di 25 Paesi Ue: ben il 77% dei ragazzi, tra i 13 e i 16 anni, e il 38% di quelli tra i 9 e i 12 hanno un profilo su un social network.
Ma, secondo Neelie Kroes (commissaria Ue all’Agenda digitale), la maggior parte dei bambini non è ancora in grado di comprendere i rischi che si possono correre pubblicando le proprie informazioni personali in rete. I rischi aumentano al diminuire dell’età dei bambini: se, infatti, circa il 78% dei quindicenni è capace di modificare i parametri per proteggere i dati privati, il 56% dei ragazzini tra gli 11 e i 12 anni ignora tali procedure.
Inoltre, quasi il 15% dei bambini tra i 9 e i 12 anni ha dichiarato di avere più di 100 contatti nel profilo; il 25% sostiene di avere un profilo pubblico, e circa un quinto ha diffuso anche il proprio numero di telefono. Fino a oggi, una serie di social network, tra cui anche Facebook, ha firmato nel 2009 un codice di condotta che conduce a prendere misure cautelative verso i minori.
Marco Deriu, giornalista e docente di Etica dei media all’Università Cattolica di Milano, ritiene che «l’allarme lanciato dalla Commissione europea è giustificato ma non bisogna accentuare la “pericolosità”. I ragazzi di oggi hanno con le nuove tecnologie molta più dimestichezza di noi adulti e possono imparare a proteggere il loro profilo on line da intrusioni indesiderate. Sta a genitori, insegnanti ed educatori aiutarli a capire come usare le tecnologie correttamente, a partire da valori come l’incontro, l’amicizia, il rapporto fra privacy e presenza pubblica che rischiano di essere svalutati nei social network. L’importante è non lasciare “soli” – non soltanto fisicamente – i nostri ragazzi di fronte al computer».
Simone Bruno