04/05/2010
(Foto THINKSTOCK)
Un affetto troppo forte da parte della mamma, può pregiudicare un corretto sviluppo del bambino. Secondo il tribunale di Trento con questa motivazione si può disporre di allontanare un bambino dalla propria madre come è successo, lo scorso aprile a una donna incapace di amare il proprio figlio con il giusto equilibrio. La donna, separata dal marito, si è vista togliere il figlio di 7 anni perché venisse affidato a una comunità, dopo che una perizia, stilata dagli assistenti sociali, aveva accertato «forti condizionamenti e l'assenza di spazio per l'identità del bimbo, che la donna non riesce a immaginare separato da sé».
A peggiorare la situazione ci sarebbero anche altri fattori tra cui un mancato rapporto con il padre (accusato dalla moglie di molestie sessuali e poi prosciolto) e il fatto che «la donna non si rende conto dei danni che così provoca e vive gli interventi degli assistenti sociali e degli psicologi sempre come una minaccia al suo assetto familiare».
Stiamo parlando, ovviamente di un caso limite, tuttavia gli studiosi non mancano mai di avvisare che una cattiva ed eccessiva interpretazione dell'amore materno e paterno è sicuramente dannosa e non è sicuramente di aiuto allo sviluppo dei bambini.
E su questo tema, trattato sotto vari punti di vista, Osvaldo Poli psicologo e psicoterapeuta, esperto nella formazione dei genitori, ha parlato più volte pubblicando un delizioso saggio intitolato, per l'appunto, Mamme che amano troppo (San Paolo) : «L'amore esclude il troppo». spiega lo specialista, «nei comportamenti che si vogliono ispirati all'amore, l'eccesso è la spia di un limite, di una debolezza affettiva che va indagata per recuperare quel senso di misura che garantisce l'autenticità del voler bene».
Cosa può fare quindi un genitore che si accorge di avere intrapreso questa strada di eccessi affettivi? «Prima di tutto le mamme che amano troppo possono e devono affrontare un percorso interiore che le può rendere più equilibrate, restituendo misura alla loro disponibilità e rispetto della giustizia al loro modo di amare i figli» spiega Poli. La consapevolezza è il primo bene a cui tendere per trasformarsi in genitori saggi ed equilibrati. Inoltre, la volontà di attuare il reale bene del figlio, secondo Poli, può far sì che una mamma apprensiva impari a controllare la sua tendenza: «Il bene del figlio richiede infatti che si imponga di non attaccargli la flebo di tutte le sue paure, che lo renderebbero insicuro e imbranato come lei».
Orsola Vetri