16/11/2012
Soltanto qualche giorno fa è stato rimosso il divieto di utilizzo dei vaccini antinfluenzali Novartis a seguito dell’esito positivo degli accertamenti programmati dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) sui lotti bloccati a fine ottobre per motivi di sicurezza. La documentazione fornita dall’azienda ha, infatti, confermato «l'assenza di difetti di qualità sui lotti commercializzati - si legge nella nota AIFA - e l'estrema attenzione e il rigore delle verifiche cui sono sottoposti tutti i vaccini, tali che, anche laddove si ravvisi la remota possibilità di presenza di un minimo difetto di qualità, vengono adottati prontamente provvedimenti cautelativi a tutela della salute pubblica che riguardano non solo i lotti su cui si nutrono dei sospetti, ma tutta la produzione nel suo complesso». Insomma, la campagna vaccinale può prendere avvio anche se il picco vero e proprio dell’influenza è atteso soltanto verso la fine dell’anno. Come anticipato, la stagione influenzale che sta per arrivare è stata definita “vivace” in quanto circoleranno tre virus, quello dello scorso anno, il virus A (H1N1) dell’influenza suina, e due varianti antigeniche, il virus H3N2 e il B/Wisconsin.
Ma perché è così complesso produrre un vaccino e qual è esattamente il suo meccanismo d’azione? Lo chiediamo a Mario Milco D’Elios, immunologo di fama internazionale dell’Università di Firenze, che insieme a Marisa Benagiano e Marina de Bernard del VIMM (Venetian Institute of Molecular Medicine) di Padova, hanno recentemente dimostrato che anche l’aterosclerosi è causata principalmente da un’infiammazione a livello delle placche aterosclerotiche che si formano lungo la parete dei vasi, ipotizzando in un futuro non molto lontano la costruzione di un vaccino personalizzato anche contro l’aterosclerosi, principale causa di morte nel mondo per il rischio cardiovascolare che induce. Il lavoro è stato pubblicato su “Proceedings of the National Academy of Science”, la prestigiosa rivista dell’Accademia delle Scienze americana.
- Professor D’Elios, come funzionano esattamente i vaccini?
«I vaccini agiscono promuovendo la produzione di anticorpi contro gli agenti infettivi, ad esempio il virus dell’influenza, da parte del sistema immunitario dell’individuo che viene vaccinato. Perché si producano anticorpi in quantità tale da conferire protezione è necessario un certo periodo di tempo che varia da vaccino a vaccino, generalmente almeno tre settimane. Il termine “vaccino” deriva dal latino “vacca” poiché i primi vaccini furono fatti alla fine del ‘700 dall’inglese Edward Jenner utilizzando preparazioni a base di virus vaiolo vaccino, che si dimostrò attivo anche nella protezione contro il vaiolo umano».
- Di cosa è fatto un vaccino?
«Il vaccino è costituito da microrganismi o componenti del microbo da cui ci si vuole proteggere, opportunamente trattato, in modo da perdere le proprietà infettive ma non quelle antigeniche, per poi essere utilizzato nel conferimento dell’immunità attiva al soggetto cui viene somministrato. La protezione dell’individuo vaccinato deriva dal fatto che il vaccino induce attivamente nella persona trattata la produzione di anticorpi che neutralizzano il microbo stesso».
- Quali sono i requisiti essenziali che deve avere un vaccino?
«I requisiti essenziali di un vaccino sono: innocuità, efficacia, facilità di somministrazione, basso costo di produzione. I vaccini possono essere di varia natura, a seconda della modalità di creazione. Esistono vaccini da germi vivi o attenuati, vaccini da germi uccisi, vaccini da prodotti microbici, vaccini ricombinanti».
- E sul fronte sicurezza?
«La sicurezza è la caratteristica più importante di un vaccino in quanto la vaccinazione “classica” è preventiva, ovvero viene fatta a persone sane per prevenire l’insorgenza di malattie. Generalmente, i vaccini sono molto sicuri. Prima di essere somministrati, vengono attentamente testati e, solo in assenza di eventi inattesi, si dà il via libera alla commercializzazione e dunque alla campagna vaccinale».
- I vaccini esistono solo contro le malattie infettive?
«No, non solo le malattie infettive possono essere prevenute con i vaccini ma anche patologie tumorali e, in un prossimo futuro, speriamo anche l’aterosclerosi sulla quale abbiamo indagato con il mio gruppo di lavoro. Per alcuni tumori, quali quelli del fegato e quelli della cervice uterina, è stato dimostrato, infatti, il legame con alcune particolari infezioni, ad esempio il carcinoma epatico con l’infezione cronica da virus dell’epatite B e C, mentre quello della cervice uterina col virus del papilloma HPV. La strategia è che, prevenendo le infezioni coinvolte, è possibile prevenire questi ed altri tumori».
Alessandra Turchetti