07/06/2010
Un laboratorio di cellule staminali (foto MILESTONE).
Due settimane fa la
Società biofarmaceutica statunitense NeoStem Inc. e il Pontificio Consiglio
della Cultura hanno siglato un accordo per promuovere la ricerca sulle cellule staminali adulte e sulle terapie che esse rendono possibili ma anche per incrementare la
riflessione culturale, antropologica, etica e sociale sul loro utilizzo.
Le cellule staminali adulte, o cellule "somatiche", sono cellule «presenti in ciascun organismo, ma si caratterizzano dalle altre perchè sono cellule non differenziate .. e perchè possono riprodursi in maniera pressocché illimitata dando vita ad altre cellule staminali e a cellule precursori di una progenie cellulare destinata a differenziarsi e a dar vita a tessuti e organi, come il cuore, il fegato, le ossa, etc.» (Cf. Elio Sgreccia, Manuale di bioetica, vol.I, Vita
& Pensiero, p. 681). In altre parole alcune malattie degenerative potrebbero essere curate da applicazioni scientifiche che utilizzano questo tipo di cellule. L'utilizzo delle cellule staminali adulte, a differenza di quanto accade con le staminali embrionali, non implicano la distruzione di un embrione, e quindi di una vita umana. Per questo motivo sono ritenute eticamente accettabili.
Il progetto scientifico sarà
implementato da due emanazioni caritative dei contraenti, cioè dalla Stem for Life Foundation per la società biofarmaceutica statunitense e dalla Stoq (Science, Theology and the Ontological Quest) per il Vaticano. Pubblicazioni, corsi accademici e convegni in tutto il mondo completeranno l'azione di ricerca congiunta.
«La ricerca sulle cellule staminali adulte sta procedendo bene in questi anni e questo accordo probabilmente si inserisce in questo ramo della ricerca scientifica che, oltre ad essere molto promettente, è anche eticamente accettabile», sostiene il professor Francesco D'Agostino, professore ordinario di Filosofia del diritto all'Università
di Tor Vergata e di Filosofia del diritto alla LUMSA nonché Presidente onorario del Comitato
nazionale per la bioetica, di cui è stato presidente per diversi anni. «L'utilizzo di cellule staminali embrionali, al contrario comporta invece la distruzione dell'embrione e quindi è eticamente inaccettabile perché significa la soppressione di una vita. Ben vengano dunque accordi di questo tipo», aggiunge lo studioso, «anche perchè le cellule staminali adulte stanno dando risultati molto migliori di quelle embrionali. Questa circostanza ha di fatto sconvolto i piani delle grosse multinazionali che investono molto denaro nella ricerche delle embrionali a differenza di altre imprese che, con investimenti di entità spesso inferiore per la ricerca sulle staminali adulte, si trovano oggi in posizione di vantaggio».
«Naturalmente per onestà va detto che gli investimenti sulle staminali adulte hanno dato buoni risultati non perché siano "eticamente accettabili" ma semplicemente perchè scientificamente, almeno sino ad oggi, sono risultate di migliore applicazione. Il bene morale però non è ovviamente garanzia di buoni risultati scientifici ma è solo un prerequisito indispensabile della ricerca scientifica, tanto che dovunque ogni esperimento, prima di essere messo in opera, deve avere l'approvazione dei comitati di bioetica. Questo comporta che se si dovesse scoprire in un secondo tempo che le cellule embrionali danno risultati migliori, il giudizio etico su queste applicazioni continuerà ad essere negativo, almeno in presenza della distruzione dell'embrione», conclude D'Agostino.
Stefano Stimamiglio