Tumore all'ovaio: prevenire prima di tutto

Per combattere il temuto tumore ovarico bisogna favorire la diagnosi tempestiva e favorire cure di qualità.

29/06/2012

Allarme tumore alle ovaie: 5.000 sono i nuovi casi registrati ogni anno in Italia. Bisogna fare di più per il tumore ginecologico con il più basso tasso di sopravvivenza, questo il messaggio lanciato da Acto Onlus (Alleanza Contro il Tumore Ovarico), un'associazione nata nel 2010 su iniziativa di un gruppo di donne colpite da carcinoma ovarico e di medici oncologi che si occupano in prevalenza di questa patologia per promuoverne la conoscenza e organizzare iniziative sul territorio volte a favorire la diagnosi tempestiva, facilitare l'accesso a informazioni utili e a cure di qualità.

I dati non sono buoni: circa 500 donne in Europa muoiono ogni giorno a causa di questo tumore, mentre in Italia vengono diagnosticati ogni anno 5.000 nuovi casi, prevalentemente in donne in età avanzata. Secondo alcuni studi svolti tra il 2005 e il 2007, a cinque anni dalla diagnosi soltanto il 37% delle pazienti sopravvive alla malattia. La malattia è, dunque, molto grave e durante un incontro svoltosi lo scorso mese a Milano presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, è emerso che giocano un ruolo critico la scarsa informazione sulla patologia - la maggioranza delle donne italiane non lo conosce o lo confonde con quello all'utero - insieme all'asintomaticità degli stadi iniziali della malattia.

Il nemico, infatti, è subdolo: agisce all’inizio senza dare segnali e questo porta inevitabilmente ad una diagnosi tardiva che incide, poi, sulle possibilità di sopravvivenza. Anche negli stadi più avanzati, inoltre, i sintomi che si manifestano quali gonfiore e dolore addominale persistente o intermittente, necessità di urinare spesso, inappetenza, perdite ematiche vaginali e variazioni delle abitudini intestinali, sono molto aspecifici e legati spesso a cause diverse. Gli esperti avvertono di prestare attenzione, però, se tali sintomi, che non ci sono mai stati prima, compaiono costantemente ogni giorno per più di 12-15 giorni al mese per più due o tre mesi consecutivi: in questo caso si consiglia di contattare il proprio medico di fiducia.

Per la cura, attualmente si punta soprattutto sull'impiego di terapie antiangiogeniche che, impedendo lo sviluppo di nuovi vasi sanguigni, hanno mostrato di aumentare l'efficacia delle terapie standard, ma la ricerca avanza  e si indaga su più fronti come quello immunologico, della clinica e della farmacologia. «L'obiettivo della nostra iniziativa - ha spiegato Flavia Villevieille Bideri, presidente di Acto Onlus - è quello di informare e avvicinare le pazienti, i ricercatori, i medici e le strutture del territorio per creare un'alleanza in cui ognuno, con le proprie competenze, possa contribuire alla lotta contro questa insidiosa malattia».

A questo proposito, per sottolineare il coinvolgimento imprescindibile delle istituzioni, è stata ricordata la mozione trasversale approvata all'unanimità dal Senato nel dicembre 2011 a sostegno delle donne affette da carcinoma ovarico, di cui la senatrice Emanuela Baio è stata prima firmataria. Nel documento, ha spiegato durante l’incontro, sono stati individuati sei distinti impegni a carico del Governo che puntano a promuovere la conoscenza del carcinoma ovarico e a sostenere le iniziative sul territorio per favorire una diagnosi tempestiva e l’accesso alle cure di qualità per tutte le donne colpite.

In particolare, si è proposto l'istituzione di una giornata dedicata al tumore dell'ovaio. La mozione, inoltre, punta alla creazione di una rete di medici di medicina generale, ginecologi e oncologi che riduca i tempi di diagnosi e terapia e all'istituzione di Centri Regionali di riferimento che fungano da primi interlocutori delle pazienti. Per tutte le informazioni, www.actoonlus.it.  

Alessandra Turchetti
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