17/12/2011
Quando si dice “mentalità abortista” non si parla di extraterrestri né di mostri. Si parla di giornali che tutti sfogliamo ogni giorno. Per esempio il Corriere della Sera. La notizia è apparsa ieri sull’edizione milanese del quotidiano di Via Solforino (ma rintracciabile anche online): «Abbandona il figlio subito dopo il parto». E l’occhiello: «Ogni anno 400 neonati lasciati negli ospedali. “Molte straniere non sanno che l’aborto è legale”».
Aborto legale? Sarà anche legale, ma perché non dire, ad esempio, “Abbandonare il figlio non è una bella cosa, ma è perfettamente legale”. E sicuramente preferibile a eliminarlo del tutto. La vicenda è quella di un bambino abbandonato all’ospedale San Paolo di Milano. Una donna di 25 anni incinta e di origine romena si è presentata la mattina del 14 dicembre al reparto di ostetricia del nosocomio milanese con grandi dolori all’addome. Partorito il suo bimbo se ne è andata qualche ora dopo alla chetichella senza lasciare traccia, a parte false generalità. I carabinieri, subito avvertiti dal personale medico, non sono riusciti infatti a rintracciarla.
Se per la donna scatterà la denuncia per abbandono di minore (che sarà invece presto adottato), forse è anche perché non sapeva che un figlio può anche non essere riconosciuto. Senza scappare come una ladra, perché ladra non è. Il D.p.R. 396/2000 infatti riconosce il rispetto della «eventuale volontà della madre di non essere nominata» al momento della dichiarazione di nascita. Le mamme che si confrontano in rete nei blog a loro dedicati lo hanno perfettamente capito e, anche se non saranno tutte giuriste di fama, hanno difeso la donna che «ha comunque assicurato al suo piccolo un ambiente protetto e la possibilità di essere adottato».
Secondo il Centro di aiuto alla Vita Ambrosiano - che fornisce a molte neomamme centinaia di pacchi spesa, visite mediche, informazioni su corsi preparto, colloqui di lavoro e informazioni generali in molte lingue - l’abbandono in ospedale riguarda circa 400 bambini all'anno in tutta Italia e una trentina nella sola provincia di Milano. «Il problema», ha spiegato Giulio Boati, il presidente, «è che non esiste nessun sostegno per chi, senza un adeguato contorno famigliare, accetta di portare a termine una gravidanza». Un altro richiamo che viene dalla società civile a lasciar perdere le scorciatoie abortiste, che eliminano per sempre un essere umano lasciando spesso la madre alle prese con enormi problemi psicologici e rimorsi (la cosiddetta “sindrome post-abortiva”), per abbracciare una cultura della vita che ha tutto il sapore di una vittoria. Di tutti. Soprattutto a Natale.
Stefano Stimamiglio