24/11/2010
Il logo contestato scelto dalla Fondazione Dolomiti Unesco.
Non ce ne eravamo mai accorti: le Tre cime di Lavaredo, simboli naturali per eccellenza delle Dolomiti, in realtà, sono quattro. Forse in ossequio alla “par condicio” tra le quattro culture e lingue dolomitiche, il marchio scelto dalla Fondazione Dolomiti Unesco per simboleggiare la regione alpina appena entrata a far parte del "Patrimonio dell’umanità" raffigura qualcosa che assomiglia a quattro vette.
Assomiglia appunto, ma molto alla lontana. Anzi, non ci assomiglia affatto.
A prima vista, infatti, quei quattro monoliti stilizzati bianchi su sfondo rosso che campeggiano sul logo vincitore del concorso sembrano più dei grattacieli diroccati che delle cime; richiamano alla mente quelle torri-alveare che delineano gli squallidi skyline di troppe periferie urbane, piuttosto che le ardite verticalità delle montagne più belle del mondo . Se non fosse per l’indicazione scritta sulla destra che traduce il termine “Dolomiti” nelle quattro lingue parlate in quest’area (italiano, tedesco, ladino e friulano) ammettiamolo, pochi capirebbero che si sta parlando di montagne. Per inciso, questo logo è stato ritenuto il migliore tra gli oltre quattrocento in gara.
Così sul marchio è precipitata, è il caso di dirlo, una vera e propria valanga di critiche: sono migliaia le firme già raccolte nel sito www.firmiamo.it che si propone di buttare a mare quel logo così poco evocante la bellezza mozzafiato dei "Monti pallidi". Reinhold Messner, che di design non è un esperto ma di cultura della montagna invece sì, non voleva crederci: “Pensavo fosse un disegno preparato per raffigurare New York”. Oliviero Toscani, che di alpinismo non macina molto, ma di immagine è maestro indiscusso, è stato ancor più caustico: “sembra un marchio di una carne in scatola”.
Gli albergatori dell'area hanno già deciso di "oscurarlo". Ma a bocciare il logo è addirittura l’autorità culturale massima per la montagna: il Club Alpino Italiano . Non c’è storia: le sezioni dolomitiche del Cai concordano sulla sua bruttezza. Insomma, una vera rivolta anti-logo e per la Fondazione un imbarazzante incidente di percorso.
Non che la gestione della nuova area tutelata dall’Unesco fosse nata sotto auspici migliori: qualche mese fa le Province di Belluno, Trento e Bolzano s'erano già rese protagoniste di una stucchevole polemica sulla scelta della sede del comitato.
Alla fine, dopo liti e dispetti, la sede legale s’è deciso d'attribuirla a Belluno. E la presidenza? A rotazione tra le province coinvolte, in nome del principio di co-decision che, a naso, non garantisce risparmi gestionali.
Insomma se le Dolomiti hanno bisogno di tutela, questo non è certo il modo migliore per cominciare a garantirla. E se proprio si voleva prendere a simbolo un gruppo dolomitico, visto che le province che danno il loro territorio a questi monti sono cinque, ci si poteva ispirare alle arcinote Cinque Torri. Ma a patto di tracciarne una silhouette che le rendesse distinguibili dai grattacieli di Manhattan. Un’impresa non impossibile. Comunque più semplice un passaggio di sesto grado sulla Grande di Lavaredo.
Alberto Laggia