09/09/2011
Gente in fuga per le strade di New York l'11 settembre 2001.
Il mondo non è cambiato davvero.
Quelle immagini drammatiche e indimenticabili
hanno causato tremende
emozioni, confusione e disorientamento.
Ma non ne è scaturita una nuova visione
del mondo né una voglia di cambiare
il corso della storia.
Quell’attacco ha dimostrato
le potenzialità
dell’interdipendenza
globale, tanto che nessuno
può più sentirsi sicuro
a casa propria se
altri sono disperati da
qualche altra parte.
Ma pochi hanno capito
quel messaggio
sconvolgente e i leader
ne hanno minimizzato
la complessità,
presentandola come il
risultato di pochi terroristi
pazzi. Eliminati loro
si sarebbe potuti tornare alla vita irresponsabile
del precedente ventennio:
ogni nazione e ogni potere forte difende
i propri interessi e si protegge contro
l’eventuale rabbia degli altri. Non c’è
più stato un attacco terroristico di quelle
proporzioni, ma il cambio climatico
continua a moltiplicare le migrazioni,
le carestie e i disastri naturali; le bugie
della finanza e delle armi mandano il
mondo in bancarotta, il divario tra i più
ricchi e i più poveri cresce ovunque; le
mancate scelte energetiche accelerano
l’ecocidio del pianeta, migliaia di morti
nei nuovi conflitti non generano più
forti emozioni.
Le persone intrappolate. nelle Torri.
L’11 settembre non ha deviato la storia
perché il cambio che servirebbe è
così profondo per l’umanità intera che
non bastano le esplosioni di New York
o Fukushima a convincerci.
Dodici anni dopo la caduta del Muro
di Berlino, a New York l’11 settembre
2001 cominciò la costruzione di altri muri
per separare l’umanità, per non vedere
e non parlare delle vere attese di dignità
e diritti di miliardi di persone. La vittima
più gravemente ferita è stata l’educazione
alle complesse sfide globali. Ed è
l’unica via di salvezza possibile.
Sandro Calvani