09/06/2011
Don Mazzi con i Cd della nostra nuova iniziativa editoriale.
«Ma che politica, che cultura.
Sono solo canzonette!», si
sfogava Edoardo Bennato
nel 1980, irridendo gli “impresari
di partito” che tentavano di arruolare
lui e altri colleghi cantautori. Tre anni prima
Francesco De Gregori, durante un concerto a
Milano, era stato addirittura costretto a subire
un vero e proprio “processo popolare” da parte
di un gruppo di giovani che lo accusavano
di non essere abbastanza “impegnato”.
Visti questi precedenti, ha senso intitolare
una collana di Cd
Controcanto - Musica per
cambiare il mondo? Lo ha, perché quando
una canzone non è asservita a un’ideologia,
quando non mira a indottrinare le masse ma
si rivolge con sincerità all’intimo di ciascun
ascoltatore, possiede un’immediatezza e una
potenza evocativa forse superiore a ogni altra
forma artistica.
In questa prospettiva,
l’espressione “cambiare il mondo” va intesa
in un senso più ristretto, come un invito rivolto
a ciascuno di noi a riflettere sui grandi
temi della vita, che sono poi quelli con cui
sono state selezionate le canzoni in ogni Cd:
dalla pace al rapporto fra genitori e figli, dal
viaggio alla lotta alle mafie. Anche il “contro”
di Controcanto ha un suo significato preciso:
le canzoni della collana ambiscono a
proporsi come un piccolo argine contro la banalità,
il conformismo, il torpore. Rispetto
ad altre compilation, inoltre, questa possiede
tre valori aggiunti.
I Cd della collana Controcanto - Musica per cambiare il mondo (4,90 euro più il prezzo della rivista il primo, 7,90 euro gli altri) si possono richiedere in edicola, in parrocchia, allo 02/48.02.75.75, o inviando una e-mail a vpc@stpauls.it. Oppure sul sito www.famigliacristiana.it/controcanto.
Il primo: ogni Cd è accompagnato da un libretto
con un commento di don Antonio
Mazzi, con la formula “10 regole per…”. Un
assaggio dal terzo Cd, Generazioni. Canzoni
di madri, padri, figli: «Preparateli a volare,
insegnando loro che volare è uscire di casa
e non fuggire di casa; è affrontare il sole che
scotta, il vento che scompiglia, il silenzio che
spaventa, il freddo che congela…».
Il secondo valore aggiunto: in ogni Cd sono
presenti interpreti che tutti conoscono,
ma spesso con brani meno noti del loro repertorio,
vere gemme nascoste, da Figlia di
Roberto Vecchioni, a L’amore che di Paolo
Conte, per fare solo due esempi.
Il cantautore Caparezza
Il terzo: accanto a questi grandi nomi, vi
sono altri cantanti che per varie ragioni non sono popolarissimi, anche se propongono
musica di grande qualità. È, quindi, un’ottima
occasione per scoprirli.
Prendiamo per esempio il Cd che apre la
collana, Per la pace. Canzoni contro la guerra.
Subito dopo un classico come "La guerra di Piero"
di Fabrizio De André, troviamo "Follie preferenziali"
di Caparezza. Per i più giovani è un
idolo, non a caso la sua esibizione all’ultimo
concerto del 1° maggio a Roma è stata fra le
più acclamate. Ma molti non lo conoscono o
al massimo, se lo hanno visto qualche volta in
Tv, o nella breve apparizione che ha fatto
nell’ultimo film di Checco Zalone, con la sua
cascata di capelli ricci, il pizzo birichino e gli
occhi spiritati, lo avranno etichettato come un
personaggio bizzarro e niente più.
E invece Caparezza (si chiama in realtà Michele
Salvemini) è uno degli artisti più originali
dell’ultimo decennio, con la sua proposta
di un rap all’insegna di un’ironia sempre
affilatissima e di una formidabile abilità nel
giocare con la lingua, in cui le parole sono
sparate a raffica secondo la tradizione americana,
senza tuttavia mai rinunciare a squarci
melodici che rendono le sue canzoni sempre
godibili. Come "Follie preferenziali", un’invettiva
contro la guerra sotto forma di invocazione
a Dio, un «povero Dio tirato in ballo dagli
uomini, ma che religioni sono questioni da
economi, questi omini minimizzano rombi di
bolidi». E alla retorica della guerra risponde:
«Io preferisco ammazzare il tempo, preferisco
sparare “cazzate”, preferisco fare esplodere
una moda, preferisco morire d’amore, preferisco
caricare la sveglia».
Sempre nello stesso Cd troviamo più avanti
Mangialuomo, un dolcissimo brano di Cristina
Donà, una cantautrice che per misteriose
ragioni non ha mai ottenuto il consenso popolare
che merita, e Cupe vampe dei disciolti Csi,
gruppo attivo negli anni ’90. Il testo l’ha scritto
il cantante e leader carismatico, Giovanni
Lindo Ferretti, dopo il rogo della biblioteca di
Sarajevo durante la guerra civile jugoslava.
L’incipit sembra l’inizio di un film: «Di colpo
si fa notte, si incunea crudo il freddo. La città
trema, livida trema. Brucia la biblioteca, i
libri scritti e ricopiati a mano che gli ebrei sefarditi
portano a Sarajevo in fuga dalla Spagna
». E più avanti: «Occhio cecchino, etnico assassino.
Alto il sole, sete e sudore. Piena la luna,
nessuna fortuna».
Carmen Consoli in concerto.
Come siamo distanti dalla banalità delle
canzonette (quelle sì!) che impazzano oggi in
radio, ma anche dai noiosissimi sermoni che
negli anni ’70 componevano molti cantautori
“impegnati”.
Un’ultima annotazione. Finora ci siamo limitati
a considerare solo alcuni testi, come
se fossero dei versi di poesie. Ma secondo il
professor Roberto Vecchioni, che queste cose
le insegna all’università, non ha senso separare
il testo dalla musica di una canzone:
sono inscindibili, uno vive e realizza pienamente
le sue potenzialità grazie all’altra e viceversa.
Questi dieci Cd offrono la possibilità
di ascoltare al loro meglio quasi tutte le forme
della musica popolare moderna: dalla
ballata alla Guccini all’hard rock dei Litfiba,
dal pop melodico di Biagio Antonacci all’hip
hop (in dialetto salentino) dei Sud Sound System.
Buon ascolto a tutti.
Eugenio Arcidiacono