Ground Zero, da qui riparte New York

Il luogo di downtown Manhattan, dove sorgevano le due torri gemelle centro del commercio mondiale, diventa il cuore di un complesso architettonico per ricordare le 3.000 vittime.

09/09/2011


Da New York, Stefano Salimbeni, per FamigliaCristiana.it


Fino all’11 settembre di dieci anni fa il termine "ground zero" in inglese significava semplicemente “epicentro”. Si usava per eventi bellici o catastrofi naturali. Dopo quella tragica mattina pero’, quando nel piu’ grave atto terroristico della storia morirono quasi tremila persone in poco piu’ di un paio d’ore, con ‘Ground Zero’ si intende in ogni lingua del mondo questo luogo di downtown Manhattan, il quadrato di circa 6 ettari tra Church, Wesley, Liberty e West street dove un tempo, prima che i terroristi le abbattessero a bordo di due aerei dirottati sorgevano le due torri gemelle del World Trade Center, il centro del commercio mondiale.


Oggi al loro posto sorgono due fontane, che ricalcano il perimetro esatto dei due grattacieli caduti. E’ il centro di un complesso architettonico che in realta’ e’ un compromesso tra dieci anni di idee e progetti su come colmare in modo appropriato, ma anche economicamente sensato, il vuoto lasciato dai due grattacieli, che dai primi anni Settanta redevano assolutamente inconfondibile il profilo di New York. Poi c’è il vuoto lasciato dalle vittime, quello di certo colmabile non è. A ricordarle, lungo i bordi delle fontane, i nomi di coloro che hanno perso la vita, negli incendi prima e nei crolli poi. Domenica 11 settembre, nel giorno del decimo anniversario, sara’ aperto al pubblico. In mezzo alle fontane sorgera’ un museo che verra’ inaugurato, sembra, nel 2012. E tutto intorno un parco che aprira domenica 11 per il decennale. Purtroppo, però, sia il parco sia il museo dovevano originariamente essere aperti due anni fa.


Anche la costruzione dei quattro grattacieli e’ in forte ritardo. Il World Trade Center 1 che in principio volevano chiamare Freedom Tower, doveva essere ultimato tre anni fa. Sono arrivati al 78° piano, bisogna farne 104. Probabilmente se ne parla nel 2014. Con l’antenna sara’ il grattacielo piu’ alto d’America – le Torri Gemelle lo sono state per molti anni fino alla costruzione della Sears Tower di Chicago: 541 metri ovvero 1.776 piedi, numero ovviamente simbolico perche’ proprio nel 1776 fu proclamata l’indipendenza degli Stati Uniti, che ancora tanto uniti non erano, dall’impero britannico. Non solo sara’ il piu’alto ma anche il piu’ fortificato, con pareti a prova d’urto e di esplosione e dunque uno dei piu’ costosi: le cifre ufficiali danno il costo di costruzione, non di vendita - di costruzione! -  a 9.000 dollari al metro quadro.


Il costo di tutto il complesso è lievitato negli anni, il Memoriale da solo era arrivato a un preventivo di un miliardo di dollari, costo dimezzato da una revisione del progetto nel 2006. E anche la costruzione degli altri 3 grattacieli e’ molto indietro. I lavori non sono ancora iniziati. Lo stallo tuttavia è emblematico del decennio appena trascorso. Un decennio segnato da profonde divisioni politiche e ideologiche e da un altrattento profonda crisi economica, in parte causata dalla reazione, come le due guerre in Afghanistan e in Iraq, acompgnate da una politica fiscale sciagurata, e in parte da motivi sia domestici, che internazionali totalmente indipendenti da esso.


Non che prima dell’autunno 2001 gli americani fossero politicamente e ideologicamente piu’ uniti e questo i giornali piu’ attenti lo ricordano, ma almeno sotto Clinton avevano tutti o quasi piu’ soldi e si sa che quando scarseggiano quelli i litigi si fanno piu’ aspri. Nei primi giorni dopo gli attacchi, con New York che puzzava di bruciato e di morte, sembravano essere diventati tutti piu’ buoni. Scattò una sorta di gara di solidarietà per scavare tra le macerie nella speranza di trovare qualcuno ancora vivo.


Ma di fatto il patriottismo e l’unità sbandierati ovunque in quel periodo sono durati poco. I newyorchesi sono tornati presto a essere stressati, frettolosi e litigiosi, esattamente come prima, il che a pensarci bene non è una cattiva cosa. Solo che da allora gli è rimasta adosso, come la polvere grigia subito dopo gli attacchi, un po’ di diffidenza e un po’ di intolleranza in più. Come ha scritto Frank Rich una delle voci più brillanti del New York Times, con l’uccisione di Osama Bin Laden, sullo sfondo della primavera araba, Al Qaeda ha perso la guerra al terrorismo. Ma ancora non si pè ben capito chi l’ha vinta!

Stefano Salimbeni
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