15/04/2010
Sempre più diffusi e sofisticati, i videogame ormai si vendono più dei Dvd. E chi è convinto che si tratti solo di “giochini” per potenziali assassini con delirio di onnipotenza, aspiranti guerrafondai o bamboccioni virtuali con tendenza a isolarsi, non sa di cosa parla. Anche perché parlare di semplici balocchi elettronici a proposito di questi simulatori multimediali sempre più sofisticati che abitano le nostre case, è assolutamente riduttivo. Se scelti con la dovuta attenzione, i videogame sono un formidabile strumento di intrattenimento, conoscenza e svago per tutta la famiglia, obiettivo commerciale dichiarato delle multinazionali che producono le console (Play station Sony, Wii e Ds Nintendo, Xbox 360 della Microsoft, per citare le più popolari).
Le ragioni di quest’attenzione non sono solo legate al fatto che sono, ovviamente, i genitori che comprano per i figli. I titoli che spopolano riguardano la salute e il benessere, la cucina, la musica, le lingue, il cinema. Naturalmente, quella dei videogame per i minori non è una scelta da fare a occhi chiusi, poiché vi sono prodotti con contenuti controversi, se non violenti o nocivi. Ed è ovvio che un ragazzo non può passare tre ore al giorno da solo davanti allo schermo. L’Aesvi (acronimo di Associazione degli editori software videoludico italiana) raccomanda di tenere d’occhio il sistema Pegi di classificazione (presente su ogni confezione), che fornisce informazioni chiare e affidabili sulla loro idoneità. Papà e mamma dovrebbero poi stare accanto ai figli nella scoperta di questi mondi virtuali capaci di infinite magie, non solo nel momento dell’acquisto, ma giocando il più possibile con loro. E fissare dei limiti di tempo (le console hanno un sistema automatico di regolazione).
«Negli ultimi anni i videogiochi sono diventati una forma di intrattenimento in grado di conquistare tutte le fasce di pubblico e in particolare la famiglia», spiega Thalita Malagò, segretario generale dell’Aesvi. «Se consideriamo che una famiglia italiana su tre ha in casa una console e che i videogiochi adatti per tutte le età (la classificazione Pegi 3) rappresentano quasi la metà delle vendite in Italia, possiamo affermare, tranquillamente, che i videogiochi sono ormai diventati un affare di famiglia». «Dai videogame si possono ricavare grandi vantaggi culturali ed educativi», aggiunge Giuseppe Romano, docente all’Università Cattolica di Milano di Lettura e creazione di testi interattivi e vicedirettore artistico del Fiuggi Family Festival, che quest’anno dedica ai videogiochi un laboratorio permanente. «Anche la scuola può trarre beneficio da potenzialità che dal punto di vista creativo ed espressivo non hanno nulla da invidiare al cinema e ai romanzi. E le famiglie, col loro potere di spesa, possono orientare ancor più il mercato verso contenuti di valore».
Francesco Anfossi