Thailandia, sorriso spento dell'Asia

Mezzo Paese fermo per le alluvioni. Chiuse anche le aziende che producono il 40% della produzione mondiale di hard disk. Ma si fa festa con fiori e candele. FOTOGALLERY

20/11/2011
In queste fotografie scattate a Bangkok, la capitale thailandese completamente sommersa a causa delle alluvioni.
In queste fotografie scattate a Bangkok, la capitale thailandese completamente sommersa a causa delle alluvioni.

Lo chiamano il Paese del sorriso, anche se il sorriso, in questi ultimi mesi ha avuto mille ragioni per spegnersi. Mezza Thailandia é diventata una landa desolata, una scenografia da opera triste, un revival di diluvio universale senza arche di Noé. Bangkok, a parte il quartiere d'affari, miracolosamente salvo, come una sarcastica metafora del nostro occidente in crisi, é ricoperta da un metro di melma. Malgrado gli abitanti, forti del loro fatalismo orientale, si sforzino di condurre una vita piú o meno normale, usando zattere e piroghe là dove prima si recavano a piedi o in bicicletta, la minaccia subdola delle epidemie sta invadendo la città. Gli abitanti dei khlong, i quartieri di baracche che sorgono sui canali, una sorta di Venezia in versione favela, sono allo stremo. Niente elettricità, niente acqua potabile.


Anche il fatalismo ha un limite. James With, regista australiano con trascorsi a Hollywood (recitò nel film culto The day after e in Bangkok Dangerous con Nicolas Cage), é diventato uno dei grandi produttori dell'industria cinematografica del sud-est asiatico e in questi giorni sta girando un film "A stranger in paradise" approfittando dell'insolito scenario di una Bangkok anfibia. E' lui a raccontare di un inquietante ennesimo pericolo per gli abitanti dei quartieri poveri, pericolo vivente con cui la troupe si é direttamente imbattuta sul set: i coccodrilli. Come il Vietnam, la Thailandia é una grande produttrice di pelli di questo pregiato rettile. Numerosi allevamenti sono installati proprio nella periferia di Bangkok. E l'arrivo delle acque ne ha fatti fuggire a dozzine dai recinti... ora circolano indisturbati nei khlong. Roba da film, appunto...Meno spettacolare, ma altrettanto serio, é il problema che le inondazioni hanno causato alle industrie informatiche del Paese, molte delle quali a mollo.


La Thailandia fabbrica hard disk e ne fabbrica parecchi, il 40% della produzione mondiale. Le aziende sono ferme o lavorano a fatica e i prezzi triplicano. Insomma, c'é ben poco da sorridere ed é un vero peccato, perché la Thailandia, soprattutto durante questo mese di novembre, in tempi normali rappresenta un coacervo di alcune fra le feste tradizionali più originali e più sentite di tutta l'Asia. Non solo quindi niente hard disk, industrie minacciate , e rettili mostruosi che si aggirano per la Città degli Angeli (il vero nome di Bangkok é lunghissimo, impronunciabile e vuol dire questo), anche il calendario é stato amputato di alcune fra le più belle occasioni di conoscere la cultura popolare del Paese del sorriso. A Surin, verso il confine con la Cambogia, vivono i mahout, gli allevatori di elefanti, e novembre é il loro mese di festa. Gli animali, dopo essere stati portati al fiume per lavarsi e farsi belli, vengono bardati con accessori colorati e portati in parata per le vie del centro.


Nella campagna di Surin vive l'ultimo cacciatore di elefanti. Ha ottant'anni ed é mezzo cieco ma sa spiegare benissimo come preparare un lazo con le pelli di bufalo e come richiamare gli altri cacciatori con un corno speciale per attirare il pachiderma, che una volta catturato veniva impiegato nel lavoro agricolo. Il vecchio é testimone di un mondo che si sta dissolvendo e le inondazioni di quest'anno non aiutano di certo a rallentare il processo. Il festival di Surin si farà, ma decisamente sotto tono. E' stato invece rimandato a chissà quando lo spettacolare banchetto delle scimmie a Lobpuri, dove un migliaio di macachi vivono su un antico tempio indú e ogni anno a novembre, vengono "festeggiati" dagli abitanti che preparano per loro tonnellate di cibo succulento e variopinto, dolcini, dolcetti e durian, un frutto tropicale il cui odore é un pugno nello stomaco (negli ascensori in Thailandia o in Malesia c'é scritto "non entrare con un durian"!) ma il cui gusto é prelibato e aprrezzatissimo dalle scimmie. Queste si avventano a centinaia sulle tavole imbandite. Ora Lopburi, in piena pianura, é ridotta a un acquitrino.


A Bangkok invece, si celebra ogni anno il 5 novembre il compleanno del re. Il monarca thailandese é oggetto di venerazione per tutti i suoi compatrioti. Anche nelle rivolte che hanno visto la città a ferro e fuoco, nessuno ha contestato la famiglia reale. Per l'occasione la gente si veste di rosa o di giallo, persino le statue di Buddha vengono ornate; si assiste a tornei di boxe thailandese e si banchetta ai numerosi stand di street food dove ogni ghiottoneria é ben esposta, scorpioni fritti compresi. Verso le 23h00, ora di nascita del re, un'onda umana rosa e gialla in delirio accende una candela e intona all'unisono una canzone di buon compleanno. Impressionante. Anche quest'anno gli abitanti della capitale, malgrado i disagi e le strade allagate, hanno partecipato numerosi all'evento.


C'é poi un'ultima festa commovente ad animare le notti di novembre in Thailandia. Si tratta di Loh Kratong, la festa delle luci. Ognuno prepara una specie di barchetta fatta con foglie di banano, frutta, fiori e candele. Una folla gigantesca si accalca sulle rive del fiume Chao Praya e dei canali, prega e deposita la sua offerta, come un bastimento carico di desideri e buoni auspici, sull'acqua. Alla bell'e meglio, la festa ha avuto luogo anche quest'anno...migliaia di fiammelle di speranza danzavano sull'acqua, più forti dei flutti limacciosi su cui galleggiavano.

Eva Morletto
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