18/09/2012
Lucia Bellaspiga, scrittrice e giornalista del quotidiano Avvenire.
«Un’occasione perduta per fare chiarezza e una rappresentazione caricaturale e macchietista del mondo cattolico». Lucia Bellaspiga, scrittrice, giornalista di Avvenire e autrice del libro Eluana. I fatti (Ancora 2009) commenta così Bella addormentata, il film di Marco Bellocchio sul caso Englaro presentato alla recente Mostra del Cinema di Venezia e ora nelle sale italiane. La Commissione nazionale valutazione film della Cei ha detto che «è da valutare come complesso, problematico e opportuno per dibattiti». Ecco il trailer:
L'attore Piergiorgio Bellocchio (Ansa).
È d’accordo?
«Non c’è dubbio che questa pellicola offra molti spunti di discussione
sul tema dell’eutanasia e del fine vita. Ma il punto è un altro: l’opera
d’arte deve essere solo bella o anche realistica e veritiera?».
Bella addormentata com’è?
«È un film ricco di pathos, a tratti con un buon ritmo, recitato da
attori bravi ma crea ad arte una grande confusione travisando la realtà
dei fatti».
L'attrice Isabelle Hupert.
Quali sono le storture più gravi?
«Emerge un’immagine di Eluana completamente sbagliata. Bellocchio mette
in scena una ragazza bionda e con gli occhi azzurri che sembra quasi una
bambola di porcellana. È la figlia di Isabelle Huppert. Ha gli occhi
sbarrati ed è attaccata alle macchine. Ma le persone in stato
vegetativo, come era Eluana, non sono attaccate a nessuna macchina e
respirano autonomamente. Eluana, inoltre, non soffriva di alcuna
malattia né tanto meno, come hanno detto in tanti, si trovava in uno
stato terminale. Verso di lei non c’è stato nessun accanimento
terapeutico. Era una disabile come tante altre persone. Per ottenere la
sua morte bisognava provocarla tramite eutanasia».
Tony Servillo al Festival di Venezia (Ansa).
È quello che è successo?
«Purtroppo sì, anche se il nostro codice penale include l’eutanasia tra i
reati di omicidio volontario. Nel film Toni Servillo, che interpreta un
senatore di Forza Italia, dice che Beppino ha condotto una battaglia
legale ma quando Eluana viene portata a morire alla clinica La Quiete di
Udine sul documento d'ingresso per il ricovero viene scritto “Per
recupero funzionale e reinserimento sociale dell’assistita”».
Eppure molti hanno detto che bisognava mettere fine alle sue sofferenze
con un atto di pietà...
«Nulla di più falso. In quei giorni chiesi al dottor Carlo Alberto
Defanti, neurologo di Eluana e favorevole all’eutanasia, se la ragazza
soffrisse. Mi rispose di no, che non aveva nessun tipo di dolore. Anzi,
spiegò, è sanissima e ha un fisico forte grazie anche alle cure delle
suore Misericordine di Lecco che l’assistevano. Quali sarebbero allora
le “gravi condizioni” che hanno legittimato “una sorta di procedura
d’urgenza”?».
Roberto Saviano nel febbraio 2009 scrisse che Eluana aveva il «viso
deformato, smunto, gonfio, le orecchie callose, la bava che cola» e
addirittura era «senza capelli». Lei che l’ha vista può confermarlo?
«Una falsità assoluta anche questa. Eluana era florida, pesava circa 65
chili – che diventeranno 53 dopo la sospensione della nutrizione
praticata nella clinica di Udine – aveva i capelli neri corti, a
caschetto, e sul suo corpo non c’era nessuna traccia di piaghe da
decubito. Dopo aver letto quell'articolo, chiesi a Beppino Englaro se
Saviano avesse mai visto sua figlia e lui mi rispose di no».
Il regista di "Bella addormentata" Marco Bellocchio (Ansa).
Che ritratto emerge del mondo cattolico da questo film?
«Caricaturale. Bellocchio non crea personaggi ma macchiette. C’è la
madre della ragazza attaccata alla macchina che va avanti e indietro
nella stanza a recitare istericamente rosari insieme a tre suore urlanti
dipinta come una donna crudele, sadica ed egoista perché non si decide a
“lasciare libera” la figlia. Ci sono i volontari della Comunità Papa
Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi che si radunano insieme ai
loro figli in stato vegetativo, molti dei quali adottati, per pregare
sotto la clinica di Udine dipinti come una folla di pazzi isterici che
urlano preghiere al vento e addirittura fanno irruzione nell’ospedale.
Chi ha vissuto quei giorni a Udine può testimoniare invece la grande
dignità e compostezza di queste persone».
Non va meglio neanche ai medici, no?
«Nel film ce n’è uno che scommette su quanto durerà l’agonia di Eluana e
un altro che è insofferente nei confronti di una sua paziente drogata
della quale, cito testualmente, dice che “continuerà a rompere i
coglioni” se curata».
Una legge sul fine vita potrebbe risolvere la questione, o almeno
evitare conflitti come quelli accaduti in questa vicenda?
«Dubito molto. Il caso di Eluana dimostra chiaramente quanto sia
difficile per un giudice esprimersi su situazioni del genere dove, in
sostanza, bisogna dire se la vita di quel determinato paziente è degna
di essere vissuta o meno. È una questione enorme, drammatica. Gli stessi
neurologi, d’altra parte, oggi non parlano più di “stato vegetativo
irreversibile” ma di “stato di minima coscienza” perché ci sono stati
moltissimi casi, come quello di Massimiliano Tresoldi, in cui il malato
si è risvegliato dopo anni. Tresoldi è rimasto in coma per ben dieci
anni, quando è tornato pienamente cosciente ha raccontato che tutto
quello che succedeva attorno a lui – le cure dei medici, le chiacchiere
degli amici, l’affetto della famiglia – lo percepiva in maniera nitida
anche se non riusciva a comunicare questa sue percezione a chi gli stava
accanto».
Le proteste a Venezia per il film di Bellocchio sul caso di Eluana Englaro (Ansa).
Cosa può lenire le sofferenze dei malati in stato vegetativo?
«Solo l’amore e l’affetto che i familiari mettono nel curarli. Molte
famiglie, abbandonate vergognosamente dai politici, compresi quelli che
pure si dicono pro life, si dedicano a loro con una bontà straordinaria,
quasi commovente. E i malati rispondono attraverso piccoli progressi,
muovendo il dito o con l’espressione degli occhi. È quello che i
neurologi chiamano “effetto mamma”. Per queste persone, essere curate a
casa, avvertendo il calore della famiglia, e non in una struttura è
molto importante. Bella addormentata ignora totalmente le storie di
straordinaria umanità di queste famiglie. Evidentemente Bellocchio non è
mai entrato in nessuna di queste case».
Alla fine è un film utile?
«No, perché non c’è nessun personaggio serio in grado di rappresentare
con razionalità le posizioni pro life e neanche, a ben vedere, quelle
opposte».
Antonio Sanfrancesco