Papaleo, la sua parte imperfetta

Non solo attore, sceneggiatore, comico e regista. Dopo il successo di Sanremo, Rocco Papaleo esce con un disco di canzoni e affabulazioni: «Per fare pace con le nostre imperfezioni».

06/03/2012
In queste immagini: Rocco Papaleo durante l'ultimo Festival di Sanremo, che ha presentato in coppia con Gianni Morandi (foto Ansa).
In queste immagini: Rocco Papaleo durante l'ultimo Festival di Sanremo, che ha presentato in coppia con Gianni Morandi (foto Ansa).

Assomigli, assomigli… a Ombretta Colli. Rocco Papaleo mi spiazza ancora prima di fargli la prima domanda. Gli chiedo: “Ma Ombretta di adesso o di qualche anno fa?”. Ride divertito dalla mia espressione un po’ impaurita, in attesa di risposta. “Naturalmente di molti anni fa”. Mi riprendo. Ora possiamo cominciare. È a suo agio Rocco, sereno, contento dell’inaspettata svolta della sua vita dopo la partecipazione a Sanremo. Perché lui è un po’ come Stanley Tucci. Sì, quell’attore americano, di evidenti origini italiane, apparso in film famosissimi come “ Shall we dance”, “Il diavolo veste Prada”, dove non è mai stato il protagonista ma è sempre fondamentale per il senso del film.

(Ansa)
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Così è anche Rocco Papaleo. Non sempre ha il ruolo principale ma non può non esserci. “Che bella giornata”, “Nessuno mi può giudicare”, “Basilicata Coast to Coast (anche regista) sono i film più recenti ma potremmo citarne tanti altri. Dallo scorso 14 febbraio, San Valentino gli ha portato fortuna, sono accadute un sacco di cose belle. Il sogno del ragazzo di paese si è avverato. Si è trovato nell’incanto di una dimensione inaspettata perché Sanremo l’aveva sempre guardato solo in Tv non immaginando neanche lontanamente che un giorno avrebbe calcato il palco dell’Ariston.

(Ansa)
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Hai detto che un sogno si è avverato. Eppure non hai dato l’impressione di essere emozionato...
Ho avuto la fortuna di incontrare un ottimo neurologo che mi ha prescritto dei tranquillanti giusti Ero tranquillo perché in stato di sedazione. Non avrei potuto affrontarlo completamente lucido. Scherzo…

Quanti autografi hai firmato in questo periodo?
La mia riconoscibilità è aumentata, senza dubbio.

Vedo anche molto affetto nei tuoi confronti...
Del resto, e faccio un’ ipotesi confutabile, non ho mai smesso di essere una persona normale, una persona del popolo, al popolo mi rivolgo e al popolo sento di appartenere. Questa cosa traspare. Sono l’uomo della porta accanto. In fondo sono un bell’ uomo…

L'attore Rocco Papaleo a "Che tempo che fa", il programma di Fabio Fazio (foto Ansa).
L'attore Rocco Papaleo a "Che tempo che fa", il programma di Fabio Fazio (foto Ansa).

Senza dubbio ironico...
L’ironia è indispensabile nella vita. Le persone simpatiche sono anche quelle meglio accettare. Nei loro confronti c’è una maggiore apertura.

Sei ironico, simpatico, intelligente ma anche coerente. Per conoscerti meglio e capire che tipo sei basti pensare al fatto che hai rinunciato ad un cameo in un film di Woody Allen per un viaggio con tuo figlio negli Stati Uniti...
La paternità è la mia emozione più grande. Mio figlio è la mia prima ragione di vita. Detto questo, bisogna dire che non ho rifiutato una parte irrinunciabile ma solo una posa di un giorno. E poi avevo già comprato i biglietti… Certo se non avessi fatto una promessa a mio figlio sarei andato a fare anche l’autista a Woody Allen, anche solo per vederlo da vicino.

Che padre pensi di essere?
Meglio dire che tipo di padre vorrei essere perché quello che sono non riesco a capirlo da solo. Cerco di essere un genitore rispettoso, di parlare, di avere un dialogo, di fargli capire che sono il suo alleato principale, che può contare su di me ma che deve essere sincero affinchè io possa aiutarlo e guidarlo nei limiti delle mie possibilità. Io ho avuto un padre buonissimo, una grande persona ma non parlava tanto con me. Questo mi è mancato tantissimo.

(Ansa)
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Tua mamma, invece, ti ha sempre sostenuto?
Il rapporto con mia madre è stato ed è completamente diverso. È una donna semplice di paese ma molto lucida. Il nostro legame è sempre stato fortissimo. Pensa che ora rilascia anche lei interviste…

Firma anche autografi?
No, lei firma le torte anche se è campionessa di melanzane alla parmigiana.

Hai mai sacrificato qualcosa per la carriera?

Non ho dovuto. Non mi sono mai trovato davanti a scelte radicali. Non ho neanche inseguito il successo a tutti costi. È avvenuto tutto in modo naturale. Ho fatto il meglio di quello che mi capitava e non mi sono mai tirato indietro.

La copertina dell'ultimo disco di Rocco Papaleo.
La copertina dell'ultimo disco di Rocco Papaleo.

Un po’ attore, regista, sceneggiatore, comico, cabarettista e cantautore. Un artista poliedrico. Forse, prima del Festival non tutti sapevano che sei anche un bravo musicista-cantautore. È uscito da poco il tuo secondo cd “La mia parte imperfetta”...
Sì, un titolo da cui si evince che l’obiettivo dell’album è quello di farci fare pace con le nostre imperfezioni, elaborare i nostri difetti e trasformali in vantaggi. “La mia parte imperfetta” è un disco di canzoni e affabulazioni.

Il tuo primo cd come si intitolava?
“Che non si sappia in giro”

E l’hanno detto?
Titolo profetico. È uscito ma non se n’è accorto nessuno.

Rinunceresti più difficilmente ai baffi o alla musica?
Ai baffi, naturalmente, anche se senza mi sento quasi nudo. Ma stiamo andando verso la bella stagione!

(Ansa)
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La musica ti rilassa?
Per me è un’ esperienza vitale, un linguaggio che ci eleva.

Un artista trasversale...
Ti faccio una piccola confessione. La cosa che più mi piace è la radio, mi rilassa. E’ un mezzo libero e delicato e comunque devi avere sempre qualcosa da dire. Non è invasiva. Ti avvolge senza disturbarti. In una parola, adoro la gentilezza della radio.

Come la poesia?
La poesia è un po’ uno sguardo deformato della realtà. L’apoteosi dell’anima. E poi molto economico. Credo che nei momenti di crisi sia giusto affidarsi alla poesia, comporre dei versi. Scrivere il proprio pensiero e metterlo su carta è liberatorio.

In questo periodo sei anche in giro per l’Italia per presentare il tuo spettacolo ”Una piccola impresa meridionale”. Cosa significa?
Un titolo che mi piace molto. Parla del popolo del sud che il meridione l’ha lasciato in cerca di sicurezze. Di quella gente che spera nel riscatto del sud, ma il proprio lo cerca al nord. Si tratta di un esperimento di teatro-canzone dove la narrazione entra ed esce dal modulo canzone. Storie buffe e romantiche che vogliono divertire e non solo. Sarebbe bello potesse essere accolto come una lunga poesiola che attraversa tutti i climi.

(Ansa)
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Sei molto legato alla tua terra?
E chi non lo è ?

I meridionali, secondo te, sognano di più rispetto agli altri italiani?
Sognano di più perché sono costretti, perché la loro realtà è più problematica. Noi del sud abbiamo, e non voglio fare un discorso antropologico, questa propensione. Forse è anche un nostro limite quello di sognare ad occhi aperti. Ma in questo momento di grave crisi economica anche noi non siamo più capaci di guardare oltre e dobbiamo assolutamente recuperare questa dimensione a metà tra l’onirico e lo speranzoso.

Che cosa ti stressa di più?
Non trovare parcheggio. Una volta tornato a Roma dopo aver girato un film, dopo innumerevoli tentativi, trovai un posto insperato sotto casa. Allora parcheggiai l’auto senza mai più spostarla. La guardavo tutte le mattine e mi piaceva vedere la mia macchina parcheggiata bene. Dopo un anno l’ho regalata.

Cosa ti rimane del Festival?
Un’emozione fortissima anche per aver avuto la fortuna di incontrare ed abbracciare artisti che ammiro da sempre. Ho baciato Brian May. Ho toccato il braccio di Patty Smith. Ho dato un mazzo di fiore a Dolores O’riordan dei Cranberries, ma il momento più bello è stato l’abbraccio con Lucio Dalla e non lo dico perché non c’è più, ma perché lo considero davvero uno dei momenti più importanti della mia vita. Ho avuto un privilegio ormai irripetibile.

 

Monica Sala
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