Pakistan nel dramma, a chi interessa?

Tre milioni e mezzo di bambini rischiano la vita dopo le alluvioni, ma la comunità internazionale stenta a mobilitarsi contro l'emergenza.

19/08/2010
Una bambina pakistana mette in salvo il fratellino.
Una bambina pakistana mette in salvo il fratellino.

Il 20% del territorio del Paese devastato. Quasi 2 mila persone uccise. Più di20 milioni di sfollati. E 3 milioni e mezzo di bambini a rischio, perché la furia degli elementi si è abbattuta anche sulle già precarie infrastrutture, distruggendo o inquinando le condotte d’acqua, quindi esponendo i più piccoli a malattie malattie che per loro potrebbero essere fatali.

      Fa impressione la sproporzione tra il dramma enorme che ha colpito il Pakistan (il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, l'ha definita “il peggior disastro umanitario mai visto”) e l'attenzione, modesta, che la comunità internazionale pare intenzionata a riservarle. L'Onu ha chiesto per la prima emergenza un fondo di almeno 640 milioni di dollari. Gli Usa ne hanno subito versati 70, ma a dieci giorni dall’appello i fondi ancora scarseggiano. La ragione va forse cercata nelle considerazioni di Elizabeth Byrs, portavoce dell’ufficio per il Cooordinamento degli Affari Umanitari delle Nazioni Unite: “Il Pakistan patisce purtroppo un deficit di immagine in Occidente".

      A quanto pare, insomma, il fatto che si tratti di un Paese tormentato dall'estremismo islamico, vicino all'Afghanistan, insidiato dalle trame di servizi segreti non sempre al servizio dello Stato, dotato della bomba atomica, fa passare agli occidentali la voglia di aiutarlo. Peccato che anche per queste ragioni, oltre che per l'emergenza umanitaria, dovremmo invece essere tutti un po' più solleciti e solidali.

      In questi giorni i fondamentalisti premono sul presidente Al Zardari affinchè rifiuti gli aiuti esterni, per dimostrare una specie di "indipendenza" dal resto del mondo. Certo, la popolazione soffrirebbe di più, ma a loro che cosa importa? Anzi: nelle zone più colpite sono molto presenti e attivi gruppi come Jama’at-ud-Da’wah, associazione “caritatevole” collegata ai terroristi di Lashkar-e-Toiba, responsabili degli attentati a Mumbai nel 2008, con 200 morti. Lo spirito umanitario è sempre encomiabile, qualunque sia la tragedia che mira ad alleviare. In questo caso, però, ha valore doppio. Perché interviene sulla presente emergenza delle alluvioni e aiuta a prevenire un'emergenza futura, politica. Quella che molte forze oscure, dentro e fuori dal Pakistan, cercano a tutti i costi di provocare.

Fulvio Scaglione
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Postato da Andrea Annibale il 21/08/2010 18:15

L’Avvenire del 20 agosto 2010 scrive che, secondo Martin Shaw, docente di Relazioni internazionali all’Università del Sussex, “quella che conduce verso lo «Stato globale» rimane ancora una strada in qualche modo obbligata”. Personalmente mi limito a dire, come ho già scritto in passato, che si debba istituire un’imposta patrimoniale mondiale tra i cui scopi ci potrebbe essere proprio quello di far fronte ai danni causati da calamità naturali, ovunque avvengano nel mondo. Passando ad un argomento correlato e tuttavia autonomo, vorrei anche dire che secondo me gli eventi naturali possono essere causati da Dio ma, fuori dai casi descritti dalla Bibbia, non possiamo affermare che sono una punizione di Dio come a volte si sente dire. Io non so quello che Dio fa, dice e pensa, e, fuori che sia stato rivelato ai profeti e ai mistici (e che la Chiesa abbia dichiarata vera la rivelazione), credo che non lo sappia nessuno. Ciao

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