05/04/2012
Diego Abatantuono durante le riprese di "Area Paradiso".
Non è detto che un giocatore, a fine carriera, diventi un allenatore. E la naturale evoluzione di un attore non deve essere, per forza, fare il regista. Ma un cavallo di razza lo si vede già in campo o sul set. Scalpita, anche se segue gli ordini impartiti. Così è nato Diego Abatantuono versione regista. È una delle sorprese che troviamo nell’uovo di Pasqua. Il film Tv Area Paradiso, in onda venerdì 6 aprile in prima serata su Canale 5, segna l’esordio di Abatantuono dietro la macchina da presa.
Il film racconta in chiave tragicomica la storia di un gruppo variegato di persone in lotta per mantenere il posto di lavoro al tempo della crisi economica. Due autogrill vecchiotti e poco redditizi, a poca distanza l’uno dall’altro, non possono più rimanere aperti entrambi. Una lettera raccomandata della Direzione Generale comunica l’imminente chiusura di una delle due strutture. Sopravviverà quella che dimostrerà di produrre più fatturato e qualità dei servizi. Tra i due grill si scatena così una lotta per la sopravvivenza ricca di comicità ma anche di colpi bassi. Non tutti, infatti, sono disposti a giocare ad armi pari.
- Temi di grande attualità. Buoni contro cattivi?
"In un certo senso. È una commedia corale, brillante che non prescinde, però, dal sociale e dalla situazione economica che stiamo vivendo. Io e il mio staff abbiamo pensato di raccontare una storia in cui le persone oneste vincono su quelle che vogliono ottenere i risultati con metodi non del tutto leciti. Al giorno d’oggi, invece, dire buon uomo è quasi sinonimo di … mi avete capito. Tutto il contrario degli insegnamenti ricevuti da mio padre quando ero piccolo. Mi ricordo che mi portava sempre ad esempio quelli che lui considerava persone giuste, oneste. -Un lavoro che vuole essere un messaggio di solidarietà".
- Ma non sempre, su questa terra, vincono i buoni e gli onesti. Neanche nelle favole è così.
"Ma il film l’ho fatto io e ho scelto anche il finale… scherzo, ma non troppo. È vero. Non sempre i migliori hanno la meglio nella vita. I miei personaggi riescono a superare la malasorte perché lottano insieme. Si aiutano, nel momento del bisogno e nessuno vuole prevaricare l’altro. Certo ci sono, screzi, incomprensioni dovuti alla coesistenza di caratteri diversi ma, nel momento del bisogno, si coalizzano, azzerano i conflitti interni e con una forza che deriva proprio dalla solidarietà riescono con bravura, onestà, voglia di farcela a portare a casa il risultato. Questo è il messaggio che voglio che arrivi ai telespettatori e soprattutto ai giovani".
Il cast di "Area Paradiso".
- Le commedie
brillanti trattano spesso temi seri. In questo caso hai portato sul set
la crisi economica, il problema della perdita del posto di lavoro.
"Non
sono d’accordo. Le commedie, non necessariamente trattano temi
seri. Ogni cosa ha un senso se c’entra l’obiettivo. Se una sceneggiatura
vuole essere prettamente comica, se fa ridere ha centrato l’obiettivo.
Se la mia commedia è brillante ha centrato l’obiettivo, ma sicuramente
non ho voluto portare solo il sociale in scena. Sarebbe troppo
presuntuoso. Il sociale vero e proprio l’hanno centrato grandi registi
come Germi, Rosi, Monicelli. Io racconto solo una favola
contestualizzata in un momento di difficoltà. La potenza della commedia
è anche raccontare la verità facendo sorridere.
- Area Paradiso
rappresenta anche il tuo debutto alla regia. È sempre stato il suo sogno
nel cassetto?
"Questa frase non la utilizzerei. Quando ho cominciato è
stato casuale. Poi ho capito che questo sarebbe potuto diventare un
lavoro e visto che mi piaceva ho continuato a farlo, avendone
l’opportunità. Sono una persona che porta avanti gli impegni presi e
si assume le responsabilità del caso, ma non ho sogni nel cassetto. La
voglia di fare il regista e non solo l’attore mi è venuta con l’età. Un
inevitabile passaggio di ruolo per continuare a fare le cose che mi
piacciono. Non tutte le sceneggiature o i ruoli che mi propongono mi
convincono e, dietro la macchina da presa, posso scegliere io. Area
Paradiso è stata un’esperienza che mi ha galvanizzato e la vorrei
ripetere. Avessi visto gli attori che hanno recitato con me lavorare
meno bene rispetto ad altre volte allora avrei desistito, ma hanno tutti
interpretato al meglio la loro parte. Tutto ciò mi ha dato entusiasmo e
spero di ripetere presto l’esperienza. Ma non dipende solo da me. Al
contrario di altre forme artistiche, dove basta comprare un pennello e
una tela o una penna e un foglio, per fare il cinema
occorrono soldi e tante persone che si mettono in gioco. Quindi
bisogna farlo quando si ha la sensazione di avere in mano il progetto
giusto".
- Come è nata l’idea per questo film?
"Da tempo avevo in mente di
produrre una storia ambientata in un autogrill. E così, grazie a
Colorado Film e Mediaset che hanno deciso di supportarmi, il progetto è
partito a tavola, davanti a un piatto di salumi. Io e Armando
Trivellini, che condivide con me la regia, ci conoscevamo da tempo e
siamo sempre stati in sintonia. Lui è più giovane di me e mi ha dato
idee nuove. Io sono figlio unico e non mi piace stare da solo. Mi piace
condividere le idee con gli amici che stimo".
- Come hai fatto a scegliere
la location ? Avete fatto molti sopralluoghi?
"Sembrava facile,
invece è stato molto complesso. Ognuno mi segnalava l’autogrill
perfetto. In realtà, quando abbiamo cominciato a girare per fare i
sopralluoghi le difficoltà erano molteplici. Dal fatto che esistevano
veramente location perfette per le riprese ma erano in zone troppo
trafficate e piene di gente, per non parlare poi del rumore incessante
delle auto che transitavano. Quindi abbiamo dovuto escludere quelli di
grande passaggio, che lavorano tanto. Sarebbe stato, inoltre, un costo
esagerato fermare un grill per tutto il tempo delle riprese. Allora
abbiamo cominciato a cercare dei grill più periferici, ma anche le
statali hanno un grande traffico. Alla fine abbiamo trovato un antico
casolare sulle colline toscane e lo abbiamo trasformato in un grill a
tutti gli effetti con relative pompe di benzina, bar, officina e
ristorante".
Diego Abatantuono.
- Chi ti piacerebbe dirigere e con chi ti piacerebbe
lavorare?
"Non partirei mai da questo presupposto. Bisogna prima avere
delle idee. Poi, capire la disponibilità economica. Gli attori molto
bravi e conosciuti hanno dei costi elevati. La scrematura nasce così
per noi registi italiani. Solo i grandi registi americani hanno piena
libertà. Dopodichè, di attori bravi ne conosco tanti. Se posso, lavoro
volentieri con Claudio Bisio e Fabio de Luigi. Anche il cast che ho
avuto a disposizione per Area Paradiso, da Ale e Franz a Ricky
Memphis, da Ugo Conti a Marco Milano, è stato straordinario.
- Area
Paradiso si presta a diventare una serie televisiva.
"L’idea iniziale
era, infatti, quella di fare una puntata zero. Poi, un po’ alla volta,
il cast si è arricchito di attori importanti e tutto questo ha fatto sì
che prendesse più una piega da film per la tv. Resta il fatto che nelle
potenzialità del grill c’è proprio una fiction. È un po’ come fare un
film on the road solo che stai fermo. Si muovono gli altri intorno a te".
- Se i tuoi figli esprimessero il desiderio di fare il tuo stesso
lavoro, saresti contento?
"Non avrei niente in contrario. Possono fare
quello che desiderano e riescono. L’importante è che mettano passione in
qualsiasi cosa facciano. So che non è facile. Per questo consiglio loro
di frequentare persone interessanti che possano aiutarli ad
intravedere la strada giusta. I due più piccoli, per il momento, non mi
sembra abbiano propensioni particolari. Ma alla loro età non le avevo
neanch’io. La grande ha 27 anni e ha già scelto di laurearsi in Giurisprudenza".
- E per i giovani d’oggi che cosa ti augureresti?
"Vorrei che i giovani fossero più seguiti nell’educazione quotidiana.
Perché credo che la famiglia sia fondamentale per l’impronta che avranno
i nostri figli nel percorso della loro vita. Anche le scelte che noi
genitori facciamo quando guardiamo con loro un film, uno spettacolo
teatrale, una trasmissione televisiva, sono determinanti. I ragazzi
sono, inevitabilmente, condizionati dalle scelte della mamma e del papà".
- Anche noi, allora, possiamo diventare fruitori più intelligenti di
quello che ci viene offerto dalla tv e dal cinema?
"Anche se il momento è
difficile ci vorrebbe, comunque, uno po’ di sforzo da parte del
pubblico per migliorare il prodotto. Mi spiego. Non dobbiamo solo
preferire programmi o film scacciapensieri ma anche qualcosa che possa
migliorarci. Le cose cambiano anche così. Noi che facciamo questo
mestiere e viviamo di incassi e di audience molto spesso vediamo
premiati prodotti che non hanno qualità e penalizzate opere di grande
qualità".
- Il Milan quest’anno?
"Gioca per vincere lo scudetto".
AREA PARADISO
Diego Abatantuono,
Ale e Franz, Ricky Memphis, Rosalia Porcaro, Karin Proia, Gianluca
Fubelli, Maria Jesus Pierabella, Stefano Costantini. Con Ugo Conti, Raul
Cremona, Riccardo Zinna.
Regia di Diego Abatantuono e Armando
Trivellini.
Monica Sala