21/12/2012
Il ministro per la Cooperazione Andrea Riccardi (Ansa).
Si conclude questo difficile 2012, quando la crisi si è fatta sentire nella vita
concreta degli italiani e delle famiglie.
Tanti tra di noi sono stati costretti a molti sacrifici. Molti hanno sentito il morso di questi
limiti, cioè la povertà. Penso al fatto che nel
nostro Paese ci siano circa 339 mila bambini
in condizione di povertà assoluta. Ma non si
debbono dimenticare le centinaia di migliaia
di anziani che hanno fatto i conti, durante il
2012, con la fatica di vivere. Non voglio difendere la mia azione di ministro né quella del
Governo. Non mi sembrerebbe giusto parlare
della nostra fatica a governare una situazione
critica. Ma debbo ricordare che la crisi viene
da lontano. Non è nata nel 2012.
Eppure una risposta va data subito. Eravamo sull’orlo dell’abisso, un anno fa. Oggi la
situazione è migliorata. Possiamo, in queste
condizioni, dare una risposta, cioè aspirare
alla ripresa che metterà di nuovo in movimento il Paese e che consentirà una solidarietà efficace e concreta. Gli esperti prevedono
che, nel cuore del 2013, ci sarà una ripresa. I
nostri sacrifici non sono stati inutili. Non
vanno sperperati. Ho in mente un impegno
di solidarietà più diffuso, ma anche una questione prioritaria che la ripresa potrà consentire: il lavoro dei giovani.
C’è però un handicap alla ripresa: la credibilità internazionale dell’Italia, che il Governo
Monti ha conquistato sul campo, tanto che il
nostro premier è uno dei più influenti leader
europei, nonostante la nostra situazione non
sia la più florida. A febbraio siamo chiamati alle urne, purtroppo con il cosiddetto Porcellum. Il Parlamento non l’ha riformato. Solo 11
italiani su 100 hanno molta fiducia nel Parlamento e 4 su 100 nei partiti, mentre 72 su 100
hanno molta fiducia nei carabinieri, 52 nella
Chiesa, 40 nell’Unione europea.
Per ridare credibilità internazionale al Paese e forza al Governo, la politica deve ritrovare la sua dignità. Il futuro Governo non sarà
di tecnici, ma di politici. È l’occasione per compiere i tagli auspicati alle spese della politica.
Non è demagogia, ma sintonia con un Paese
in difficoltà. C’è bisogno poi di un nuovo rapporto tra la politica e il Governo da una parte
e, dall’altra, gli italiani: una comunicazione
fondata non sull’emotività, ma sulla sincerità. Questa è stata la comunicazione di Mario
Monti. Con lui si è aperta una nuova stagione
politica. Non è una parentesi da concludere.
Ma un punto da cui partire.
Il grande rischio ora è che una campagna
elettorale emotiva e aggressiva faccia dimenticare che un’altra politica è possibile. Non
sono prediche inutili, come diceva Luigi Einaudi, un grande italiano, primo presidente
della Repubblica. In una situazione così grave bisogna lavorare al bene comune dell’Italia. A febbraio gli italiani voteranno: a loro è
la scelta della guida del Paese nella prossima
legislatura, un tempo in cui davvero si traccerà il profilo dell’Italia di domani.