10/11/2010
"Madonna col bambino", terracotta di Benedetto da Maiano (1442-1497), una delle opere del Mudi in attesa di adozione.
Il crollo dell’Armeria del gladiatore a Pompei merita varie riflessioni. La prima, e più volte sentita in questi giorni, è che è vergognoso che un Paese abbandoni alla distruzione il suo patrimonio più prezioso, la sua storia, le sue radici, la sua (incompresa) risorsa economica. La seconda è che a disastri di questo genere ci dovremo abituare: se i fondi per i nostri beni già oggi si rivelano insufficienti, che cosa accadrà una volta che la scure di Tremonti avrà dispiegato tutti i suoi effetti? Lo stesso Bondi sembra mettere le mani avanti, disegnando scenari apocalittici per il nostro patrimonio. Fra qualche giorno si aprirà proprio a Firenze “Florens 2010” (www.florens2010.org), la prima Biennale dei beni culturali: ci sarà materiale abbondante di discussione…
C’è tuttavia un terzo elemento che a nostro avviso merita attenzione, e finora inedito nel dibattito discussione. Spetta anzitutto alla Stato custodire e curare il nostro patrimonio culturale: paghiamo le tasse anche per questo, no? Però in democrazia non basta delegare ai rappresentanti eletti, occorre sentirsi tutti coinvolti e responsabili. E sia detto una volta per tutte: non per sostituire lo Stato nelle sue inderogabili funzioni, ma per integrare il suo doveroso intervento con una partecipazione sentita e popolare. Lo si può fare con il volontariato (Fai, Touring club e molte altre associazioni insegnano), con una donazione (chi se la può permettere), adottando un’opera d’arte…
E’ quello che propone il Mudi, il Museo dell’Istituto degli innocenti di Firenze, che quest’anno celebra 600 anni a favore dell’infanzia, sempre accompagnati da un impegno per l’arte e la cultura. Da tempo esiste ed è aperto al pubblico appunto il Mudi, che è – si passi l’espressione – un’opera d’arte in fieri, nel senso che la collezione è in continuo aggiornamento. “Adotta un’opera d’arte” è una delle più recenti iniziative per dare vita e corpo al nuovo Mudi. Nelle cantine del museo giacciono 24 fra quadri e sculture, databili fra XIV e XVI secolo, alcuni dei quali mai esposti, in precario stato di conservazione: bisognosi quindi di restauro. E di risorse: di qui l’appello a tutti gli amanti dell’arte affinché adottino una di queste opere, contribuendo a donare i fondi che ne permettano la “manutenzione”, e infine l’esposizione al pubblico.
Il catalogo delle opere è consultabile dall’home page del sito dell’Istituto degli innocenti: www.istitutodeglinnocenti.it. Molti si sono fatti avanti: il Lions club Firenze Pitti, la camera di commercio di Prato, la Compagna de’ semplici, Starhotels…
Potrete avere una targa accanto all’opera adottata, una volta esposta. Ma avrete anche contribuito a salvare il patrimonio di questo Paese, e a scongiurare altri “crolli”.
Paolo Perazzolo