15/12/2012
Pier Ferdinando Casini. Anche lui aspetta Monti (Ansa).
Forse l’annuncio arriverà il 22
dicembre, sempre che non arrivi la fine del mondo secondo la profezia Maya, prevista il giorno prima. Battute
a parte, tutto è pronto per trasformare il movimento di Luca Cordero di Montezemolo
e Andrea Riccardi “Verso la Terza Repubblica” in un partito che porti il nome
del premier uscente Mario Monti. Manca ancora l’avallo dell’interessato ma è
questione di ore. Non si tratterebbe di una partecipazione diretta (tra l’altro
Monti è senatore a vita) ma di un “federatore” di liste moderate che
comprenderebbero, oltre all’Udc di Casini, anche i “transfughi” del
Pdl: dall’ex ministro degli Esteri Frattini, all’ex democristiano di
lungo corso Beppe Pisanu, dall’ex ideologo del Pdl Gaetano
Quagliarello al sindaco di Roma Gianni Alemanno.
A questi uomini si aggiunge il ciellino Mario Mauro (Comunione e liberazione da tempo sta cercando di smarcarsi dal Pdl, soprattutto dopo gli scandali che ruotano intorno alla Regione Lombardia, secondo una road map cominciata dagli applausi a Monti al Meeting di Rimini). Tutti in cerca di una ricollocazione
politica. Monti si vedrebbe alla testa di queste forze senza fare campagna
elettorale più di tanto, come impone il laticlavio a vita. Sarebbe
una novità nella storia della Repubblica italiana: la discesa in campo di un
leader che non scende in campo e che attende la “chiamata” degli elettori
attraverso il voto.
Tutto questo si spiega
nel grande vuoto che si è creato nel Centrodestra, dopo l’annuncio della
discesa in campo di Berlusconi. Casini afferma che il Cavaliere è in stato confusionale, quando dichiara di farsi da parte nel caso Monti prendesse il suo posto. In realtà c'è del metodo in questa follia. Berlusconi sa bene che Monti - al cui governo ha tolto la fiducia - non prenderebbe mai il suo posto, non fosse altro che per una questione di stile. Sta cercando semplicemente di comunicare agli elettori del Pdl che il Professore è uno come lui, cercando di appropriarsi in qualche modo del carisma accumulato con il suo esecutivo di tecnici.
Il quadro politico si schiarisce ogni giorno di
più, man mano che ci si avvicina all’election day di febbraio. Dopo
“il caminetto” nello studio del ministro Andrea Riccardi, del presidente di
Italia Futura Montezemolo, del leader Udc Casini, del presidente della
provincia di Trento Lorenzo Dellai, del leader della Cisl Raffaele Bonanni e
del presidente delle Acli, Andrea Olivero, si è decisa la rotta da seguire. La
Cei, prudentemente, segue da lontano quest'operazione che mette insieme
un partito vero e proprio (quello di Casini) con un movimento che aggrega i
rappresentanti di una società civile che finora è rimasto fuori dalla
rappresentanza politica. E in cui i cattolici hanno una parte non secondaria.
Questo processo assomiglia moltissimo nei fatti
all’espressione coniata a suo tempo da Andrea Riccardi: «condensazione». In
fisica la condensazione è quel processo di transizione che porta dalla fase gassosa a
quella liquida. Un’allegoria politica felice, poiché viviamo, come direbbe
Zygmunt Bauman, in una modernità liquida. E – sempre per stare all’allegoria –
se lo stato gassoso produce poco, politicamente, quello liquido è capace di
penetrare efficacemente ovunque.
A sinistra l’operazione incute molti
timori per la formazione di un “concorrente” molto forte e per l’attrazione di
molti “centristi” all’interno del Pd, da Beppe Fioroni a Marco Follini. D’Alema
ha aperto il fuoco di sbarramento intimando ufficialmente a Monti di star fuori
dall’agone politico e dichiarando la discesa in campo del Professore addirittura “moralmente
discutibile”. Tutto questo si spiega con il pericolo di perdere voti a sinistra.
Meglio un Monti accanto al Pd che contro in campagna elettorale… Intanto il segretario
Pier Luigi Bersani, dopo il successo delle primarie, continua a mettere in atto
la forza egemonica dell’apparato. Ma non può che temere il premier dell'esecutivo tecnico. Perché
un conto è una Sinistra vincente alleata con un “centrino” di moderati e un
altro una sfida elettorale con un Centro che mette insieme moderati di destra e sinistra, privo delle pulsioni
berlusconiane e leghiste. E che ha come guida l’uomo che ci ha salvati dal baratro
e che ha restituito cerdibilità internazionale al nostro Paese.
Da qualche giorno, insomma, è Monti il vero spauracchio della sinistra. E non la "mummia" Berlusconi. Che ormai, ad ogni passo e ad ogni dichiarazione, non fa che provocare la fuga dei suoi ex elettori e paradossalmente può essere considerato un alleato del leader del Pd.
Francesco Anfossi