09/05/2012
Roberto Adinolfi, il dirigente dell'Ansaldo gambizzato a Genova (foto del servizio: Ansa).
L’Ansaldo raddoppia i controlli nelle sue aziende. Dopo l’attentato ai danni dell’amministratore delegato di Ansaldo nucleare di Genova, Roberto Adinolfi, cresce l’apprensione.
Già dallo scorso ottobre in alcune sedi era scattata una maggiore vigilanza in seguito al crescere di un diffuso malumore e al ritrovamento di alcuni volantini firmati Br. Le voci di una possibile vendita a un compratore straniero della parte di produzione civile ha alimentato le polemiche e messo in guardia le forze dell’ordine. Gli inquirenti non escludono però neppure la pista straniera e guardano con sospetto ai rapporti dell’Ansaldo con Paesi dell’Est, vista anche la provenienza della pistola usata per l’attentato.
Nessuna rivendicazione, intanto, per l’azione del7 mattina. Anche se in città è tornata la paura di un risveglio del terrorismo proprio in uno dei centri maggiormente colpiti dal terrorismo negli anni Settanta e Ottanta. L’azienda di Roberto Adinolfi, le cui condizioni, intanto, continuano a migliorare, aveva pagato pesantemente la stagione degli anni di piombo.
Fu proprio il vice-caporeparto dell’Ansaldo Nucleare, Sergio Prandi, il 10 luglio 1977, il primo a essere gambizzato dalla colonna genovese delle Brigate Rosse. Il 23 ottobre 1975, mentre stava per rientrare a casa, era stato invece rapito e poi rilasciato dopo poche ore Vincenzo Casabona, capo del personale dell’Ansaldo meccanica. Si trattò di una delle prime azioni denominate “mordi e fuggi”.
Un’altra gambizzazione – sempre rivendicata dalle Br – avvenne il 10 novembre 1977 ai danni di Carlo Castellano, direttore pianificazione dell’Ansaldo, mentre il 30 aprile 1979 fu ferito Giuseppe Bonzani, direttore dellostabilimento G.T. Ansaldo.
Annachiara Valle