10/05/2012
Sabina Rossa (foto Imago Economica).
“È certamente una coincidenza che l’attentato di Genova sia avvenuto a ridosso del nove maggio, mentre può essere un segnale che sia avvenuto a ridosso delle elezioni, ma non abbiamo le prove per dirlo”.
Sabina Rossa, deputato Pd e combattiva figlia di Guido Rossa, il sindacalista ucciso a Genova dalle Brigate rosse il 24 gennaio del 1979, spiega che “quello che sappiamo è che è stato un attentato pianificato e organizzato. È stata svolta un’inchiesta sulle abitudini di Adinolfi così come accadeva negli anni Settanta. E poi c’è un’altra analogia con quello che accadeva in quegli anni: l’individuazione di una fabbrica allora simbolo nella città Genova - considerata capitale dell’industria di Stato. Oggi forse l’Ansaldo è ancora un simbolo per l’attività che svolge nel nucleare. Se parliamo della pista di anarco insurrezionalista il tema del nucleare è uno dei cavalli di battaglia. Però sono ipotesi. Al momento non ci sono rivendicazioni e questo ci lascia ancor più perplessi e preoccupati perché in questo momento sembra di avere di fronte un nemico invisibile”.
Le indagini sul luogo dell'attentato contro Roberto Adinolfi, dirigente Ansaldo (foto Ansa).
- Però si tratta di terrorismo?
"Esclusa la pista personale, la Procura, proprio ieri sera, ha diramato un’agenzia in cui dice che al reato viene aggiunta la finalità terroristica. Questo è un dato certo e ci lascia in allarme però non riusciamo ad aggiungere altri elementi".
- In quale contesto nasce questa azione?
"Devo dire che da qualche tempo, anche se non precisamente per la città di Genova, c’era stata una sorta di avvisaglia e forse qualcosa di più. Il capo della Polizia, attraverso un’informativa che ci era stata data dalla Commissione affari costituzionali, aveva messo in guardia dal rischio di possibili attentati nel nostro Paese ipotizzando addirittura una saldatura tra vecchi esponenti della lotta armata e nuove forze anarco insurrezionaliste. Devo dire che la cosa mi aveva lasciato perplessa perché io continuo a dire che quella stagione non c’è più, che non c’è più quel contesto e, anche se viviamo in un tempo di crisi generalizzata, non c’è più quell’humus che allora portò alla nascita di un nucleo eversivo. In ambito universitario, soprattutto, è venuto meno quel fermento di ideologia che era presente negli anni Settanta".
- Nonostante l’informativa, dunque, non se lo aspettava?
"La notizia dell’attentato credo che abbia lasciato sgomenta e incredula non solo me. Io certamente non me lo aspettavo. Anche se poi a riguardare certi fatti del passato forse qualche segnale c’era: a Genova dieci anni fa fu piazzato un ordigno che non esplose nei pressi della Questura con la denominazione Fai, riferibile alle Federazioni anarchice informatiche; c’è stato qualche attentato a Equitalia. Ma che si concretizzasse in un attacco individuando un simbolo, così come accadeva in passato, questo proprio non lo immaginavo".
- Pensa ci possa essere qualche collegamento anche con i fatti del G8, della caserma Diaz?
"Credo che il G8 sia un’altra storia, non vedo analogie. Anche se c’è da considerare che Genova è sempre una realtà particolare. Non dimentichiamo che l’altra domenica è stata giocata la partita di una delle due squadre a porte chiuse perché ci sono stati episodi di violenza allo stadio. È una città dove periodicamente accadono fatti di violenza. Non vedo però collegamenti con il G8. E anche il non aver individuato i colpevoli non credo possa aver ingenerato una rabbia. Certo il disagio sociale è alto e questo credo possa diventare uno spazio dove reclutare la manovalanza. Lo abbiamo già visto in passato. Ma una nuova cellula terroristica non nasce dal disagio sociale".
- La vittoria dei Grillini è un pericolo?
"Credo che questo sia un fatto che deve far riflettere. Innanzitutto va analizzato il calo della partecipazione democratica al voto. Dicono che succede nei grandi Paesi, in Inghilterra, però credo che in Italia abbia un altro significato. Dall’altro lato c’è un progressivo scollamento delle persone con la politica. Quest’ultima sta vivendo una lunga fase di crisi, ma questo allontanamento dalla politica credo che vada a creare un terreno fertile dove può trovare spazio qualsiasi forma di degenerazione. Su questo bisogna non solo interrogarsi, ma lavorare. La politica ha il dovere di tornare a svolgere la sua funzione reale, di tornare a quelli che sono i suoi veri valori, di riacquistare credibilità e moralità".
Annachiara Valle