31/05/2011
Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio dei Ministri.
Lunedi 30 maggio. Lo spettatore che avesse aperto la tv poco prima delle 17, quasi due ore dopo la chiusura dei ballottaggi, avrebbe trovato James Stewart e Doris Day su Retequattro, il salotto di Barbara D’Urso su Canale 5 e un filmetto di ambiente giovanile su Italia 1. In apparenza, nessuna informazione politica. Nella realtà, l’annuncio di una sconfitta del centro destra che le reti Mediaset sembravano aver già messo in preventivo, al punto di ricorrere a una programmazione che è poco definire bizzarra.
E’ la prima volta che non un singolo canale ma un’intera catena di emittenti tv contravviene alle più elementari usanze giornalistiche, addirittura rifiutandosi di comunicare in tempi decenti gli esiti di una attesissima elezione. Incredibile. E il fatto che queste reti dipendano dal presidente del Consiglio, anzi siano di sua personale proprietà, ha un significato supplementare. Un brutto significato, per la duplice mancanza di rispetto sia verso i cittadini sia verso i giornalisti in busta paga.
Nessuno è autorizzato a pensare che il direttori dei tre Tg di Mediaset non avessero i mezzi, la capacità, il proposito di fornire subito all’utenza le cifre elettorali e tutto quanto ne consegue. Questi direttori erano i primi a conoscere l’effetto straniante che il silenzio dei loro Tg avrebbe provocato sui propri aficionados, che non sono quattro gatti ma milioni di cittadini. Per questi professionisti, quindi, l’intimazione dall’alto ha coinciso con una intenzionale umiliazione, decisa a freddo e priva, per di più, di qualsiasi logica. Non è nascondendo le notizie, o arrivando con ritardi da tartaruga, che si cambiano le cose.
Inizialmente non ha brillato nemmeno la Rai, anch’essa in ritardo rispetto al ciclo continuo di Sky e soprattutto al Tg di Enrico Mentana. Raiuno e Raitre si sono però riprese sufficientemente alla svelta, facendo parlare politici e giornalisti di qualità. Resta comuque ammirevole il comportamento di un Davide come “La7” rispetto ai Golia dell’ente pubblico e, superfluo ripetersi, del network berlusconiano. Anche Mentana aveva in studio ragguardevoli ospiti, di tendenza spesso opposta ma, per una volta, concordi nell’analisi dei dati. E’ ovvio tuttavia che in simili occasioni conta principalmente il tempismo. Se sei il primo a intervenire, l’ascoltatore non cambia più canale. Tanto più, poi, quando Mentana riesce a cogliere al volo la notizia di Berlusconi, Tg1 e Tg2 indagati per abuso d’ufficio, atto dovuto a quanto pare ma, visto come è andato il voto, un tocco ai limiti del grottesco.
Naturalmente, già da adesso e con sviluppi nei prossimi giorni e mesi, continuerà il dibattito sulle ripercussioni del voto. Carta stampata e tv ne forniranno i dovuti resoconti. Però i cittadini dovranno chiedersi quanto siano diventati affidabili i notiziari e i commenti delle reti Mediaset, le sole a deludere il loro pubblico tagliando la corda in un momento cruciale, non per colpa di direttori e redattori ma perché così ha disposto il padrone.
Giorgio Vecchiato