02/02/2013
Questa foto e quella di copertina sono dell'agenzia Ansa.
Raid di stampo razzista nel Centro di accoglienza ”Esedra” di
Triggiano, in provincia di Bari. Tre cittadini nordafricani e una
educatrice, mentre erano all’interno della comunità, sono stati
aggrediti da tre individui che li hanno picchiati utilizzando una spranga ed un cavo di acciaio. Secondo
quanto denunciato ai Carabinieri intervenuti sul posto il gruppetto dei
malfattori ha compiuto una vera e propria irruzione insultando con
epiteti razzisti le quattro vittime che hanno subito
pesanti colpi e percosse riportando per fortuna ferite non gravi.
Sulla base delle descrizioni delle caratteristiche somatiche degli
aggressori e degli indumenti che questi indossavano, i Carabinieri hanno
rintracciato tre giovani di 28, 27 e 22 anni, tutti di Triggiano, che
sono stati posti agli arresti domiciliari. Sono
accusati di lesioni personali, violenza privata e discriminazione
razziale
Durante le perquisizioni, i militari hanno sequestrato un cavo d'acciaio lungo tre metri e una spranga di ferro.
Il Centro Esedra” è una cooperativa sociale che da anni si occupa
soprattutto dell’assistenza dei minori a rischio oltre ad ospitare gli
extracomunitari che hanno bisogno di sostegno.
L’episodio di violenza ha lasciato sconcertati sia gli operatori
dell'intera struttura che l'intera comunità triggianese.
Don Antonio Ruccia.
Amarezza e sconcerto anche nelle parole di don Antonio Ruccia, direttore della Caritas di Bari: “E’ una notizia che mi rattrista, ma che allo stesso sono mi sorprende perché un fatto del genere non era mai accaduto finora. Bari e i centri limitrofi, come del resto tutta la Puglia, sono le roccaforti dell’accoglienza. Si tratta di un episodio isolato che tuttavia deve fare riflettere. Non so spiegarmi il motivo di tale inaudita violenza. Ripeto, credo che sia la prima volta che ci troviamo di fronte ad un avvenimento di una certa gravità. In una situazione del genere bisogna affermare con forza la centralità del rispetto della persona umana, senza distinzione alcuna, specie se si tratta di nostri fratelli che arrivano da Paesi lontani”.
Nicola Lavacca