11/04/2012
Gabriella Battaini, direttrice generale della Coordinazione del Consiglio d'Europa.
In Europa vivono oltre 20 milioni di immigrati extracomunitari. A dispetto della xenofobia diffusa in modo allarmante, una cosa è certa: non possiamo fare a meno di loro. Cosa succederebbe, allora, se per assurdo gli immigrati sparissero dall’Europa? A rispondere è Gabriella Battaini, direttrice generale della Coordinazione del Consiglio d’Europa di Strasburgo, la più antica istituzione politica europea, impegnata nella tutela dei diritti umani. «Senza gli immigrati la perdita economica sarebbe enorme ed evidente: tanti mestieri rimarrebbero sguarniti; verrebbe a mancare un consistente contributo al sistema di sicurezza sociale e pensionistico: il lavoro degli immigrati, che pagano regolarmente le tasse, oggi permette di finanziare le pensioni di molti cittadini europei. Verrebbe a mancare anche un vasto patrimonio di diversità culturale, con i valori di solidarietà sociale e le tradizioni che arricchiscono le società europee».
Foto Tips images.
Per promuovere attivamente l’integrazione degli immigrati, il Consiglio d’Europa ha varato il progetto delle città interculturali europee:
un network di realtà urbane, da Lione a Oslo, da Tilburg, nei Paesi
Bassi, a Reggio Emilia, che con le loro istituzioni locali adottano
strumenti e politiche a livello sociale, educativo,urbanistico,
lavorativo, culturale per favorire la buona convivenza e la fusione tra
cittadini autoctonie immigrati.«Il modello di Reggio Emilia», spiega la
Battaini, «ha riscosso un grande successo ed è stato seguito da altri
Comuni italiani: ora le città interculturali nel nostro Paese sono 15, da Milano a Bari,
connesse con la rete europea e con realtà di altri continenti. In
Europa il network iniziale di 11 città si è allargato, arrivando a
includere grandi realtà urbane come Amsterdam e Copenaghen. Le città
interculturali non rappresentano un progetto idealistico: sono la
dimostrazione pratica a livello locale che l’integrazione funziona».
La mostra "Berlin Transit-Jewish immigrants from Easter Europe in the 1920s", al Memoriale all'Olocausto di Berlino fino al 15 luglio (Ansa).
Riguardo al fenomeno dell'antisemitismo, di cui si è tornato a parlare
con forte preoccupazione dopo la strage perpetrata davanti alla scuola
ebraica di Tolosa, in Francia, Gabriella Battaini commenta: «Il
fenomeno veramente preoccupante è il ritorno dei vari gruppi neonazisti e
neofascisti che in modo vergognoso si permettono di organizzare raduni
pubblici in giro per l'Europa e attraverso segni molto visibili nel
modo di vestire, di esprimersi e di radunarsi diffondono un'aperta
apologia del fascismo e del neonazismo. Per contrastare queste campagne
di odio, il Consiglio d'Europa ha lanciato attraverso i social network
un programma di formazione per giovani blogger, un training
organizzato nei nostri due centri europei della gioventù a Strasburgo e
a Budapest: selezioniamo un'ottantina di giovani comunicatori in due
seminari all'anno e li formiamo a una comunicazione che difenda i
diritti dell'uomo, che si opponga alla propaganda xenofoba e
antisemita».
Sul problema dell'antisemitismo, avverte la Battaini, bisogna rimanere
sempre estremamente vigili. «E' importante continuare a celebrare la
Giornata della memoria il 27 gennaio nelle scuole di tutti i Paesi
membri: come Consiglio d'Europa stiamo lavorando molto sulla formazione
degli insegnanti. Un'altra iniziativa che stiamo promuovendo è quella degli Itinerari del patrimonio ebraico - nell'ambito del programma degli Itinerari culturali europei - che permettono a chi li percorre di attraversare il nostro continente da Est a
Ovest, visitare sinagoghe e biblioteche, scoprire le tradizioni con le quali gli ebrei hanno dato un contributo molto
significativo alla formazione della civiltà europea».
Giulia Cerqueti