27/03/2013
Da sinistra: Franco Battiato, il governatore della Sicilia Rosario Crocetta e Antonino Zichichi.
È durata poco. Anzi, visto che si parla di un cantante, potremmo dire, col tono mesto ma altrettanto serio di Sergio Endrigo, che la festa appena cominciata è già finita. Oppure, rifacendoci a lui, a quel Franco Battiato cantore e artista siciliano divenuto - grazie all’estroso presidente della regione Sicilia, Rosario Crocetta - addirittura assessore regionale al turismo, potremmo dire che sul ponte sventola bandiera bianca. Incomprensibile ma solo in apparenza, come nelle sue canzoni, Battiato da assessore si è recato al Parlamento europeo e lì deve aver provato “un soffio al cuore di natura elettrica”, per citare un suo disco di qualche anno fa. E caso vuole, rileggendone i titoli, che quell’album appare foriero di indicazioni valide anche oggi, con brani che vanno da Strani giorni a Odore di polvere da sparo; da La porta dello spavento supremo a È stato molto bello. Quest’ultimo, in effetti, chiuderebbe ogni discussione: è stato bello, arrivederci e grazie, deve avergli detto, più o meno, il fumantino Crocetta che, tumultuoso e scatenato, ha provveduto a far cadere anche la testa del professor Antonino Zichichi, tanto per non scontentare alcuno.
D’altra parte, Battiato se l’è cercata, diciamolo pure. Quali siano i confini del suo personalissimo universo non è dato sapere: uno che pochi giorni fa ha detto di Grillo: «Stavolta ha esagerato», non si capisce quali limiti metta a se stesso per non arrivare proprio lì, nella terra dell’esagerazione. E anche se a posteriori ha tentato di giustificare l’uscita da trivio nel luogo meno adatto a quel genere di parole (l'Europarlamento), non c’è niente da fare: la figuraccia resta. A meno che… A meno che non salti fuori qualche anima bella a dire che “bisogna capire il contesto”. Ma anche questa non è nuova e se è andata bene per qualcun altro, difficilmente l’ormai ex assessore al turismo siciliano vorrà paragonarsi a certi barzellettieri. Lui si dice artista, nevvero, mica un cialtrone qualunque.
Però, benedetto ragazzo, cosa gli salta in testa? Voleva fare l’eroe? O ha confuso il civismo con l’ipocrisia? Vabbè, d’accordo, caro Franco, è vero che qualcuno non si è comportato correttamente in passato, e passi pure che in tempi decadenti come questi senza parolacce non si fa politica, ma un musicista dovrebbe sapere che il tempo è importante quanto le parole. E adesso è tempo di rinnovamento, addirittura di speranza, non di accuse generiche sul passato espresse come neanche un camallo oserebbe (ammesso che davvero parlasse del passato). E poi, che convenienza c’è, di un Paese già lacerato di suo, già spettacolarmente presente sulle prime pagine estere quando gli ex chansonnier da crociera straparlano, già sotto l’occhio del ciclone per serissimi motivi economici, a paragonare i parlamentari a… a… macché, niente, non ce la facciamo a scriverlo; ci dispiace, non siamo artisti.
Non poteva permetterselo, infatti, neanche Dante, che ebbe guai di ogni genere per le parole usate sull’Italia, non donna di province ma bordello. Dunque, deve aver pensato Crocetta, se neanche l’Alighieri poteva poetare senza pagare pegno, perché mai un mio assessore si permette d’infangare l’onorabilità del Parlamento? Resta che i segnali di catastrofi naturali cominciano a essere tanti, forse troppi, per credere che le cose possano migliorare: tra cinquestelluti strafottenti, Grilli insultanti, berlusconidi più o meno impresentabili pronti a tutto per la salvezza del capo, presidenti del Senato in lotta Tv con ex colleghi e giornalisti, ministri che si dimettono in modo “irrituale” (ma guarda un po’ che razza di vocaboli desueti tira fuori l’anziano presidente per dare il buon esempio)… Insomma, le aspettative prima delle elezioni erano di un’Italia da rifare. Invece, non ci siamo accorti che vanno rifatti gli italiani. A partire da quelli dei posti che contano, dove siedono troppi dilettanti, molti mercenari e qualche parolaio troppo volgare per rappresentare un popolo intero.
Manuel Gandin