19/10/2012
I danni e le distruzioni a Beirut causati dall'esplosione di un'autobomba (Reuters).
Beirut ferita al cuore. A Sassine Square, popolare piazza di Achrafieh, il quartiere cristiano della capitale libanese, centro della vita mondana, dei locali serali e dello shopping, un'autobomba è esplosa provocando almeno un'ottantina di feriti e almeno otto morti, danneggiando diversi edifici e seminando il terrore tra gli abitanti e la gente che era a passeggio di venerdì pomeriggio. Un fatto sconvolgente, che fa ripiombare i libanesi nell'incubo dell'instabilità e della violenza: era dal 2008 che a Beirut non si verificava un attentato, ovvero quando un ordigno esplosivo distrusse l'auto di un diplomatico americano uccidendo tre persone.
La dinamica dell'attentato non è ancora chiara. Ma colpisce il fatto che sia avvenuto a breve distanza dal viaggio in Libano di papa Benedetto XVI, che nel corso della visita ha definito il Paese dei cedri come modello di convivenza tra le diverse religioni. E, soprattutto, il fatto che sia avvenuto proprio in un periodo di forte tensione tra Libano e Siria: come riporta l'agenzia Asianews, a Tripoli, la seconda città del Paese, e in altre zone del Nord del Libano da tempo sono iniziati scontri e violenze tra sunniti e sciiti, legati alla ribellione dei sunniti siriani contro il Governo di Assad.
Le autorità di Damasco hanno prontamente condannato l'attentato. Ma da più parti a Beirut si sospetta che l'azione terroristica sia una sorta di avvertimento da parte della vicina Damasco, un tentantivo di coinvolgere il Libano nel conflitto che sta lacerando la Siria. Il deputato libanese Sami Gemayel del partito delle Falangi libanesi ha commentato: «Questo atto terroristico mira a trascinare il Libano verso gli eventi che scuotono la regione», riferendosi al conflitto siriano. E ha aggiunto: «Ci sono parti in Libano che vogliono spingere il Paese verso il vortice siriano».
I siriani fuggiti dal Paese registrati o in attesa di registrazione negli Stati confinanti, Libano, Giordania, Turchia e Irak, sono oltre 340mila. L'Unicef sta accelerando gli aiuti verso le famiglie siriane fuggite e sistemate nelle tende, in attesa dell'inverno che, in certe zone, raggiunge temperature rigide, intorno allo zero. Come ha denunciato Medici senza frontiere, molti dei rifugiati in Libano sopravvivono in condizioni molto difficili, tra sovraffollamento, scarso accesso all'assistenza medica, in zone del Paese dove la situazione socio-economica è già di per sé complicata e la sicurezza è limitata dall'instabilità in cui il Libano stesso è caduto a causa della crisi siriana.
Giulia Cerqueti