08/10/2011
Il socialista Elio di Rupo.
Dopo oltre 480 giorni senza un governo, in Belgio è stato raggiunto nella notte un accordo tra i rappresentanti di otto partiti, senza i separatisti fiamminghi dello N-Va, che potrà portare alla formazione di un nuovo esecutivo e alla riforma dello Stato federale.
L'accordo, che prevede maggiori poteri per le regioni, verrà finalizzato entro lunedì e presentato martedì in Parlamento. L'autonomia delle tre regioni (Fiandre, Vallonia e Bruxelles) viene rafforzata a livello fiscale e della sanità, ma non riguarderà protezione civile e pompieri, come chiedevano invece i fiamminghi.
I partiti dovranno ora trovare un'intesa sulla formazione del nuovo Governo federale. Vallonia e Fiandre sono divise politicamente oltre che linguisticamente: il Sud francofono è a maggioranza socialista, mentre il Nord fiammingo è conservatore. Tutto da definire, poi, il ruolo dei partiti verdi, il fiammingo Groen! e il francofono Ecolo, che ambiscono a poltrone di un certo peso.
Che risultati porterà questo accordo in un Paese che, dal 22 aprile 2010, quando il primo ministro, il cristiano democratico fiammingo Yves Leterme, ha gettato la spugna, non se l'è cavata poi così male? Non si arriverà a rimpiangere il Governo provvisorio?
Nonostante il Governo potesse solamente gestire le spese correnti, il Belgio ha assunto il semestre di presidenza Ue, ha partecipato alle operazioni militari di bombardamento in Libia e il Pil è in aumento del 2,4%. Certo, il debito pubblico è il terzo più elevato dell’Ue (dopo Italia e Grecia) e per questo il socialista Elio di Rupo, ultimo mediatore nominato dal Re, ha presentato un severo piano per il risanamento delle finanze pubbliche da 22 miliardi di euro entro il 2015, per evitare di finire sotto la scure delle agenzie di rating.
Il Re Alberto II aveva rivelato nei giorni scorsi di “non poterne più” e si è speso in tutti i modi, visto che in una monarchia costituzionale il suo potere d'influenza è notevole. A settembre è rientrato prima dalle vacanze estive, esercitato pressioni per un accordo e, simbolicamente, non ha concesso favori nobiliari per il secondo anno consecutivo.
Da metà settembre, infatti, i presidenti degli 8 partiti fiamminghi e francofoni erano tornati a confrontarsi, trovando un primo accordo sulla spinosa questione del distretto bilingue di Bruxelles. Il nodo – sciolto, pare, questa notte – è il riordino del sistema di finanziamento delle regioni e dello Stato federale e il trasferimento di poteri alle regioni, che già ne hanno molti in Belgio e così suppliscono in questo momento alla mancanza di un governo nazionale.
Cassonetti in fiamme nel centro di Bruxelles durante la protesta degli spazzini nello scorso settembre.
Un tassa per i super ricchi
Laurette Onkelinx, la negoziatrice del Partito socialista, in
un'intervista pubblicata qualche giorno fa dal quotidiano belga
Le
Soir, aveva lanciato la proposta di un'imposta sui grandi patrimoni per
risollevare le finanze pubbliche. Strutturale oppure limitata nel tempo
è ancora da vedere. “Chi ha più mezzi deve contribuire maggiormente alla
gestione della crisi", dice la Onkelinx: "Mi sembra troppo modesta la proposta ora sul
tappeto di tassare chi ha un patrimonio superiore a 1 milione e 250 mila
euro (casa esclusa) dello 0,5%. Questo Paese ha bisogno di più
responsabilità e senso civico!”
- Ma gli altri partiti saranno
d'accordo?
“Dovranno, così come noi dovremo accettare la riforma della
sanità e della disoccupazione. Su quest'ultimo
fronte, non sono troppo favorevole a ridurre i sussidi di
disoccupazione, a meno che questi non siano associati a interventi per
migliorare il reinserimento sul mercato del lavoro”.
Il Belgio,
intanto, cerca a tutti i costi di entrare nel Guinness dei primati.
Come
giorni senza governo ha surclassato la vicina Olanda che deteneva il
primato dal 1977, quando impiegò 207 giorni dopo le elezioni per formare
un governo.
Un altro exploit è stato quello dello scorso 22 settembre
quando Bruxelles è stata invasa da cumuli di spazzatura agli angoli
delle strade e roghi di rifiuti in pieno centro, non lontano dai palazzi
del Parlamento europeo. “Abbiamo visto le immagini in tv di Napoli e
abbiamo pensato di fare la stessa cosa” hanno detto gli spazzini che
protestavano per la possibile regionalizzazione del loro servizio,
paventando la perdita del posto di lavoro. E poi non si dica che
l'Italia non fa scuola all'estero!
Gabriele Salari