24/12/2012
L'ex premier Mario Monti (Reuters).
Com’è ovvio, il bilancio dei 13 mesi del Governo guidato da
Mario Monti spetta a ogni singolo cittadino, ai milioni di famiglie che hanno
attraversato e ancora attraversano un periodo durissimo di rinunce, sacrifici
e, in molti casi, vere sofferenze. Ma le avvisaglie della propaganda elettorale
già fanno pensare che la competizione sarà quella a confondere le idee dei
cittadini e a spargere promesse impossibili che non saranno mantenute.
L’esempio più evidente è nel profluvio di dichiarazioni che
Silvio Berlusconi fa tracimare da ogni canale televisivo, l’avanguardia
dell’offensiva mediatica cui saremo sottoposti dalla fine delle festività. Una
strategia rozza che però, dicono i sondaggi, già produce i primi frutti. Si
nota, frequentando la Rete e i social network, l’aumento dei commenti che
riprendono pari pari gli argomenti del Cavaliere: con Monti è stato un disastro
(“Tutti gli indicatori sono in ribasso”) e quel poco di positivo che si è
ottenuto sul fronte dello spread è
merito della Banca Centrale Europea guidata da Mario Draghi. Il riconquistato
prestigio internazionale dell’Italia? Fandonie che ci raccontano per consolarci
di essere diventati i maggiordomi della Germania e della Merkel.
Sono ragionamenti dolci alle orecchie di chi è stato
investito dalla crisi economica, anche perché rovesciano la colpa dei patimenti
su un nemico esterno: in questo caso la Germania, che ha preso il posto della
lobby delle banche, dei “poteri forti”, delle agenzie di rating, insomma di
tutti i fantasmi che i politici evocano quando non vogliono prendersi la
responsabilità dei problemi. Cioè, quasi sempre.
Ora non conta evocare il pur recente passato berlusconiano:
evasione fiscale e corruzione ai massimi storici (le giunte regionali di Lazio
e Lombardia insegnano), spread alle stelle, più di mezzo Parlamento prostituito
alla causa di Ruby, le risate degli altri leader a ogni comparsata estera del Premier…
Quello che urge è chiarire che la tesi di Berlusconi (Governo Monti uguale
disastro e il calo dello spread a credito della Bce) è fasulla, mentre invece è
piuttosto vero il suo contrario.
Andiamo per ordine. E’ vero, nell’ultimo anno è aumentata la
disoccupazione, è calato il Pil (Prodotto interno lordo, la ricchezza prodotta
dal Paese), è cresciuto il debito pubblico. Era successo anche nell’ultimo anno
di Governo di Berlusconi, ma non importa: i lati oscuri del 2012 italiano sono davvero colpa esclusiva di Monti e del suo Governo?
Se fosse così, questi fenomeni negativi dovrebbero essere solo
nostri. Dovrebbero essere registrati solo in Italia. E invece no, anzi: sono
tipici di tutti i Paesi europei che hanno avuto problemi con la crisi. In
Francia è cresciuta la disoccupazione (ai massimi livelli degli ultimi 13
anni), è calato il Pil, è aumentato il debito pubblico. In Spagna idem
(disoccupazione dal 21,5% del 2011 al 25% del 2012; il debito pubblico è
cresciuto del 5%; il Pil è sceso di quasi il 2%). Della Grecia non parliamo
neppure. In Irlanda la disoccupazione ha toccato i massimi storici proprio nel
2012 e negli ultimi tre anni il debito pubblico è triplicato. Serve qualche
altro esempio? Ah sì, c’è la Gran Bretagna: debito pubblico stellare, Pil in
crescita (0,8%) e disoccupazione in aumento, seppur lieve.
Quindi: se tutti i Paesi europei paragonabili all’Italia
accusano, ognuno a suo modo, gli stessi sintomi, come si fa a dire che
l’Italia è stata governata particolarmente male? O forse qualcuno crede che
l’Italia, da sola, avrebbe potuto far crescere l’occupazione, ridurre il debito
pubblico e rilanciare il Pil? Chi lo pensa non si rende conto che le economie
europee sono strettamente intrecciate e nessuno può salvarsi da solo.
Soprattutto un Paese che ha poche risorse naturali e vive di esportazioni come
l’Italia.
Nel 2012 la situazione è peggiorata un po’ ovunque perché i Governi
hanno approfittato dell’emergenza economica per varare le riforme che erano
necessarie anche prima ma che nessuno aveva avuto il coraggio di proporre:
Zapatero in Spagna come Berlusconi in Italia o Gordon Brown in Gran Bretagna.
Perché è toccato a Monti far approvare la pur crudele
riforma delle pensioni e i vari decreti Salva Italia che, stringendo i cordoni
della borsa pubblica, hanno aggravato le condizioni di vita dei cittadini oggi
ma posto le condizioni per una più sana amministrazione dello Stato domani.
Tutte cose che il Cavaliere, con la più ampia maggioranza parlamentare della
storia della Repubblica, avrebbe potuto fare in proprio (e magari meglio,
chissà…) se non avesse così temuto l’impopolarità politica.
E questo ci riporta al discorso sull’Europa. Tutta la
retorica anti-tedesca del mondo non cancella il fatto che la Germania è uno dei
Paesi, con l’Italia e la Francia, che più contribuiscono a finanziare l’Unione
Europea. Stare nell’Unione Europea contro questi tre Paesi è semplicemente impossibile;
e altrettanto impossibile è salvaguardare l’Unione (che nessuno Governo sano di
mente vuole comunque abbandonare) se questi tre Paesi non trovano un’intesa.
In tempi in cui Italia e Francia sono più deboli e la
Germania è più forte, è naturale che Berlino chieda garanzie sulla fine che
faranno gli euro versati per la causa comune.
Una volta tranquillizzata, però,
la Germania ha finanziato più di ogni altro (la sua quota è del 27,5%) quel
Fondo Salva Stati il cui varo è stato decisivo per stroncare le manovre al
ribasso dei mercati finanziari e così dimezzare lo spread (cioè la differenza
tra i tassi d’interesse pagati per i Buoni del Tesoro tedeschi e quelli di
Francia, Italia e tutti gli altri Paesi), la cui impennata ai tempi del Governo
Berlusconi era costata alla nostra economia una montagna di miliardi.
Il Fondo Salva Stati, assai prima di realizzarsi come manovra
finanziaria, è stato il risultato di una difficile trattativa politica a
livello internazionale. E proprio questa camminata sul filo, in equilibrio tra
riforme da fare in Italia e richieste dei partner stranieri, è stata forse la
cosa migliore del Governo Monti. La cui azione non è stata certo priva di
aspetti molto criticabili, soprattutto sul fronte di un’equa distribuzione dei
sacrifici, ma merita almeno di essere raccontata per come si è svolta e non
come una saga dell’impero del male.
Fulvio Scaglione