13/05/2012
I funerali delle vittime dell'attentato di Damasco (foto del servizio: Reuters).
E così, adesso abbiamo anche la rivendicazione di Al Qaeda. Più precisamente quella di Jabhat al Nasr, un gruppo terrorista di recente fondazione, che si è attribuito l'ultima orrenda strage avvenuta a Damasco, con 60 persone (tra le quali molti ragazzi che andavano a scuola) uccise e centinaia di feriti.
D'altra parte, a dispetto di quanto sempre sostenuto dagli esponenti della rivolta anti-Assad (l'Esercito libero della Siria e il Consiglio nazionale siriano), diventava sempre più difficile credere alla tesi per cui gli attentati erano organizzati dallo stesso Assad e dai suoi scherani. Perché un regime con credibilità zero, sull’orlo della cacciata e costretto a massacrare più di 10 mila siriani per tirare avanti di settimana in settimana, dovrebbe far crescere l’instabilità, la sfiducia, la paura e la collera della gente mettendo bombe in giro? Perché un regime che nelle province riesce a far muovere ormai solo l’esercito in assetto di guerra, dovrebbe portare il disastro nelle grandi città (analoghe bombe sono scoppiate molte volte a Damasco ma anche ad Aleppo) che sono i suoi ultimi caposaldi?
Un soldato dell'Esercito libero della Siria.
La rivendicazione di Al Qaeda, però, complica non poco le cose. Per una serie di ragioni. Se i terroristi riescono a mettere a segno colpi così pesanti (per di più, come già detto, nelle città supersorvegliate dagli uomini di Assad), vuol dire che dispone di uomini, mezzi, strutture, complicità e della fondamentale capacità di attraversare i confini (dal Libano, dall'Iraq, dalla Giordania) a dispetto dello stato di guerra.
Ma Al Qaeda non era stata sconfitta? E poi: Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna, Israele, Turchia e l'Europa possono permettere che la Siria, ormai devastata da una guerra civile, vada in mille pezzi con l'aiuto del terrorismo islamico? Non è una ragione più che sufficiente per uscire dal torpore e darsi da fare per agevolare un cambio di regime, magari anche con una pressione militare?
Il fatto è che anche questa rivendicazione di Al Qaeda "puzza" un pò. E'... come dire, troppo puntuale. Che interesse avrebbe Al Qaeda (soprattutto un'Al Qaeda così forte e potente) ad accanirsi contro una Siria in queste condizioni? I terroristi di Bin Laden o i suoi seguaci se la sono sempre presa con obiettivi precisi: in primo luogo, gli Usa e i Paesi loro alleati. I cosiddetti "crociati" e i musulmani "infedeli" che scendono a patti con loro.
Che c'entra Assad? Si sente dire: Al Qaeda attacca il regime alawita (un ramo minoritario degli sciiti) perché questo massacra i sunniti che insorgono contro Assad. Ma Al Qaeda in passato ha ucciso un sacco di sunniti, per esempio con gli attentati nei Paesi del Golfo Persico, figuriamoci se ai suoi terroristi sono venuti gli scrupoli proprio adesso.
La sensazione è che dietro queste bombe possa esserci qualche Paese che vuole far cadere Assad senza infrangere quella specie di patto internazionale, amministrato dagli Usa anche negli interessi strategici di Israele, che vieta un intervento stile Libia. Facciamo due conti? Non l'Iran, che di Assad è sempre stato alleato. Non i Paesi del Golfo (tipo Arabia Saudita), che non potrebbero fare una cosa simile senza il consenso degli Usa. Quale altro Paese della regione ha un forte esercito, potenza economica e ambizione politica? Forse la Turchia...
Fulvio Scaglione