E' morta Elena, la moglie di Sakharov

Dal padre fucilato da Stalin all'invasione dell'Afghanistan, fu la coscienza critica della Russia. Il sodalizio con Sakharov.

19/06/2011
Yelena Bonner: è morta a Boston (Usa) all'ertà di 88 anni.
Yelena Bonner: è morta a Boston (Usa) all'ertà di 88 anni.

Elena Bonner, moglie del dissidente russo e premio Nobel per la Pace (1975) Andrej Sakharov, è morta a Boston (Usa) all'età di 88 anni. Con la sua scomparsa si chiude un'epoca gloriosa, quella del "dissenso" sovietico, e trova fine una generazione di uomini e donne coraggiosi che seppero sfidare il sistema dall'interno.

     Donna dal carattere forte e deciso (a causa sua, e delle sue affermazioni, i premi Nobel Sakharov e Solzhenicyn furono protagonisti di un clamoroso litigio), la Bonner era nata a Merv (l'odierno Turkmenistan) in una famiglia di ebrei armeni, nel 1923. subito dopo la sua nascita, la madre fuggì con lei dall'ospedale perché i musulmani locali avevano minacciato di attaccarlo in odio al regime bolscevico.

    Georgyj, suo padre, comunista autorevole e membro del Comintern, fu improvvisamente arrestato e fucilato nel 1937 per "complotto contro lo Stato". Sua madre fu invece mandata in un Gulag e visse in prigionia per 17 anni. Elena e il fratello maggiore Aleksej andarono a vivere a Leningrado (Oggi San Pietroburgo) in casa della nonna.

    Nonostante quelle esperienze, la Bonner, finite le scuole superiori, si arruolò volontaria nell'Armata Rossa come infermiera. Prestò servizio per tutta la seconda guerra mondiale e, nonostante le ferite alla testa che le provocarono problemi alla vista poi durati tutta la vita, fu tra i reparti sovietici che conquistarono Berlino.

    

La Bonner con Sakharov all'epoca dell'esilio a Gorkij.
La Bonner con Sakharov all'epoca dell'esilio a Gorkij.

     Dalla Cecoslovacchia all'Afghanistan

     Il suo impegno attivo nel dissenso cominciò negli anni Sessanta, quando fu tra i promotori della Cronaca degli avvenimenti correnti, un samizdat' (pubblicazione non autorizzata) che faceva appunto la "cronaca" di tutte le violazioni di regime alla libertà di parola e di pensiero. L'impegno le costò il primo matrimonio (con un compagno della Facoltà di Medicina, Ivan Semjonov, dal quale divorziò nel 1965 dopo aver avuto due figli, Tatjana e Aleksej) e le prime persecuzioni, soprattutto dopo l'aspra critica rivolta all'invasione sovietica della Cecoslovacchia (1968).

     Nel 1971 la Bonner sposò il fisico Andrej Sakharov, uno degli uomini che avevano creato la bomba atomica sovietica e che si era poi spostato su posizioni di aspra critica alla corsa agli armamenti, fino appunto all'ottenimento del Nobel per la Pace nel 1975. Dopo aver criticato l'invasione sovietica dell'Afghanistan (1979), Sakharov e la Bonner furono esiliati da Mosca e mandati in soggiorno obbligato nella città di Gorkij.

     Furono liberati da Gorbaciov nel 1989, con la perestrojka. Sakharov morì poco dopo ma la Bonner non smise mai di fare da coscienza critica del regime. Prima quello di Boris Eltsin (al centro della sua critica, la guerra in Cecenia), poi quello di Vladimir Putin. Nel marzo del 2010 la Bonner ha firmato un appello per chiederne appunto le dimissioni.

   Con la morte della Bonner si esaurisce una vena particolare del dissenso sovietico: quella che non ha mai smesso di credere ai valori della democrazia e della pace né di guardare all'Occidente come il luogo in cui quei valori hanno trovato particolare e fecondo sviluppo. Elena Bonner sarà sepolta a Mosca accanto al marito.

Fulvio Scaglione
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