17/05/2012
Roberto Maroni e Umberto Bossi. In copertina: la cartellina trovata nella cassaforte dell'ex tesoriere della Lega Belsito dedicata alle spese della famiglia Bossi.
“Per faccendieri, ladri e ciarlatani non c’è posto nella Lega del futuro” tuonava il nuovo leader Roberto Maroni, proprio mentre filtravano le prime notizie che il presidente e fondatore Umberto Bossi è indagato dalla Procura di Milano per truffa ai danni dello Stato e i figli Renzo e Riccardo per appropriazione indebita. L'inchiesta ruota intorno a conti personali che sarebbero stati saldati con il denaro pubblico destinato al Carroccio. Pare che i due rampolli percepissero una “paghetta” di cinquemila euro al mese con i soldi dei contribuenti italiani.
Davvero un bel finale per un movimento che sferzava tutti i partiti in nome di una pretesa purezza. E che voleva gestire le tasse del Nord in “Padania” per sottrarle a “Roma Ladrona”. Le sentenze diranno l’ultima parola sui fatti contestati. Tra l’altro uno dei figli dell’Umberto ha detto di sentirsi sereno potendo finalmente dimostrare in sede giudiziaria la sua innocenza e contestare i fatti ascritti (lo ha detto dal Marocco, dove si trovava in vacanza, poiché i marocchini non devono venire in Italia, però noi possiamo andare da loro).
Ma è davvero ammirevole come le anime belle della Lega, “i barbari sognanti”, facciano di tutto per escludere l’Umberto dalle vicende arraffone dei “barbari paganti”. Anche Matteo Salvini, eurodeputato della Lega Nord, difende l’Umberto e spiega che “il legale rappresentante del partito quando firma i rimborsi non penso vada a guardare come vengono usati” assicurando che “se lui, io o qualunque altro militante della Lega avessimo saputo che quei soldi finivano nella paghetta di Renzo o di Riccardo, prima dei magistrati ci saremmo stati noi a partire con i calci nel sedere”.
Insomma: Riccardo e il Trota percepivano “paghette” da manager coi soldi dei finanziamenti ai partiti, ma nessuno sa chi glieli forniva e perché. Piovevano dal cielo, un cielo padano particolarmente prodigo per i figli dell’ignaro fondatore. Salvini dice di avere un figlio «a cui tirerò due ceffoni se quando crescerà sarà così fesso». E a Riccardo darebbe due schiaffi? «Sono un non violento ma se uno va a chiedere soldi della Lega in nome e per conto del padre non fa una cosa né giusta né intelligente. Ero, rimango e rimarrò convinto che Umberto Bossi non sia in politica per arricchirsi. Lui firmava i bilanci come segretario di partito come credo accada a qualunque altro segretario di partito”.
Capito? Andavano lì, i due birichini, a nome del papà, e il bello è che qualcuno, senza nemmeno avvisarlo, azionava il “cash dispenser” dei contribuenti. E Buona “Pagania” (con la G) a tutti.
Francesco Anfossi