06/04/2012
Umberto Bossi con l'ex tesoriere della Lega Belsito.
La democrazia ha costi necessari e inevitabili. Tra l’altro, la retribuzione delle cariche pubbliche (la cosiddetta “mistoforìa”) fu inventata due millenni e mezzo fa nell’Atene di Pericle, per evitare che a guidare il popolo fossero solo i ricchi e gli aristocratici. Ma un conto sono i costi della Repubblica, altro discorso sono gli insopportabili privilegi della casta politica. E, soprattutto, il baratro dilagante di corruzione e appropriazione indebita delle risorse pubbliche in cui siamo precipitati. Senza pudore e dignità.
Sui partiti (anche quelli che non esistono più) il Parlamento riversa un fiume di denari. Sui miseri stipendi di famiglie e pensionati si fa una specie di vergognosa “cresta”. I grotteschi scandali legati all’ex tesoriere della Margherita Luigi Lusi, imputato di aver sottratto fondi per venti milioni di euro al suo ex partito, e le squallide vicende dell’omologo della Lega Francesco Belsito, fatta salva la presunzione di innocenza, hanno dell’incredibile. Se accertati, i partiti devono cambiare radicalmente. Hanno tradito la fiducia dei cittadini. Quella scarsissima fiducia che ancora sussiste.
È impressionante la disinvoltura con cui hanno attinto alle tasse degli italiani per usi privati: auto, ristoranti, viaggi, alberghi, ristrutturazioni di ville, appartamenti... I soldi dei finanziamenti ai partiti utilizzati come un bancomat da cui prelevare a piacimento per affari personali e di famiglia. Come un pozzo senza fondo. Senza mai contabilizzare nulla, come impone la legge. Senza alcuno scrupolo etico e morale. I partiti fanno finta di cadere dal pero. Ma dov’erano? Negli episodi contestati, si scoprono veri e propri “buchi neri”, sordide satrapìe in cui i controllori sono anche i controllati. Tutto viene fatto scivolare nel silenzio. Nell’ingenuità di chi non ha visto e sentito nulla. In un clima di indifferenza, dietro la quale gli inquirenti valuteranno se si nascondono omertà e complicità.
I padri costituenti, in questo momento, si stanno rivoltando nella tomba. Loro pensavano di aver dato ai cittadini il «diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale» (art. 49 della Costituzione). Ci ritroviamo, invece, a fare i conti con scarsa trasparenza all’interno dei partiti. Dilaniati da logiche correntizie, deformati dal populismo padronale. O, addirittura, tribale. Siamo a un limite non più tollerabile. In un Paese allo stremo, dove i pensionati si tolgono la vita perché gli viene decurtata la pensione. Se una Regione, poi, ricorda a un paziente affetto da grave tumore quanto costano le sue cure, bisognerebbe ricordare a politici e amministratori che i loro “grassi” stipendi e privilegi sono pagati dai cittadini. La crisi che stiamo vivendo, prima ancora che economica è, soprattutto, etica. Che vuol dire accondiscendenza a illegalità e ladrocinio.