13/04/2012
Un segnale di solidarietà con Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, rapiti dai guerriglieri maoisti in India (foto del servizio: Reuters).
Per Paolo Bosusco, sono stati 29
giorni impossibili da dimenticare. Li ha passati in compagnia dei Naxaliti, nome
di battaglia dei rivoluzionari maoisti attivi nell'India occidentale. Molti gli Stati interessati: Orissa, Jharkhand, Bihar, Andra Pradesh, Karnataka,
Chhattisgar, Bengala Occidentale, praticamente tutta la fascia che si affaccia
sul golfo del Bengala, escluso solo l'estremo Sud. 2500 chilometri di costa di
cui il 46% è occupato da una giungla intricata e inaccessibile.
E' qui che si
nascondono i ribelli, protetti da una vegetazione tropicale con la quale solo
loro riescono a convivere. Ed è qui che è stato tenuto per un mese intero
l'ostaggio italiano. I Naxaliti sono, secondo le parole del primo ministro
indiano Manmohan Singh, “il problema interno più grave del Paese”, contro il
quale ha lanciato nel 2009 un programma strategico su scala nazionale (IAP,
Piano di Azione Integrata) con obiettivi ambiziosi: rilanciare l'economia in
tutte le zone affette dal terrorismo e contemporaneamente potenziare le forze di
polizia per il contenimento e la neutralizzazione dei ribelli. Un piano da circa
700 milioni di dollari.
Secondo fonti ufficiali in tre anni il numero dei
Naxaliti attivi sarebbe stato dimezzato; non solo, ma uno Stato, il Karnataka,
è stato tolto dall'elenco, e i distretti infestati dai ribelli sarebbero
passati da 180 a 83. Ma contare i Naxaliti non è una cosa semplice, perchè si
mimetizzano con la popolazione e finiscono per restare invisibile alle
statistiche. Altrettanto invisibili, però, sembrano i risultati ottenuti finora
dai finanziamenti stanziati per il progetto. L'economia dell'intera regione è
fondamentalmente rurale, l'85% della popolazione dipende dall'agricoltura e
l'82% vive nei villaggi. Questo nonostante l'area sia straordinariamente ricca
di depositi di bauxite, carbone, quarzo, granata, calcare, e perfino oro e
diamanti. Ma sono rare le industrie e le imprese minerarie disposte ad
affrontare i rischi della regione, e le poche che lo fanno sono costrette a
pagare tangenti ai ribelli.
Oggi, nonostante gli sforzi del Governo, la miseria
non è diminuita, le strade non sono state costruite, e la violenza prevale. Mai
prima d'ora, per esempio, erano stati presi in ostaggio degli stranieri. E si
teme che, d'ora in avanti, l'esempio possa essere seguito. Oggi, Paolo Bosusco
e' tornato un uomo libero. Si “dice tutto è bene quel che finisce bene”, ma il
modo in cui si sono svolte le trattative ha lasciato un'impronta di forte
insicurezza. Il carosello dei mediatori per esempio, nominati e cancellati
diverse volte di seguito; le dichiarazioni e le smentite di Governo e
sequestratori, giustificate da motivazioni al limite del ridicolo, come la
grafia illeggibile delle missive; le liti e reciproche accuse tra governo locale
e Nuova Delhi; infine, il successivo sequestro di un'altro politico, con
relative condizioni, in parte simili, se non identiche, a quelle per il rilascio
dei due italiani, come prova della pessima comunicazione anche tra guerriglieri
stessi.
Insomma, un quadro per niente edificante. E' vero che il ministro
dell'Orissa ha liberato sette maoisti dal carcere, tra i quali anche la moglie
del famigerato Shabhasachi Panda, capo della banda che aveva sequestrato i turisti
italiani. Ma resta l'impressione che alla fine, il pasticcio si sia risolto
quasi da solo, per inerzia, come per la maggior parte delle cose che succedono
qui, in India.
Marta Franceschini