22/04/2011
Fabio Rolfi, vicesindaco di Brescia.
A rimetterci, alla fine, sono stati i bambini. Il braccio di ferro che ha opposto, a Brescia, la giunta di centrodestra (che ha promesso al suo elettorato una città “zigeunerfrei” entro l’agosto di quest’anno) alle famiglie sinti che vivono nel campo che costeggia il fiume Mella è finito con un funerale. Quello del piccolo Tommy, 17 mesi appena, affetto da una rarissima malattia ai polmoni.
La sua vita era appesa a una macchina che ha avuto difficoltà a funzionare la notte del 14 febbraio quando il Comune, per decisione del suo vicesindaco, il leghista Fabio Rolfi, ha deciso di staccare la corrente elettrica sia alle famiglie che si sarebbero dovute trasferire per quella data nel campo di Borgosatollo sia a quelle in regola.
Quella notte due bambini, Tommy e Gabriel, allora di 5 mesi, affetto da una patologia cardiaca, erano finiti in ospedale. Dopo qualche ora Gabriel era tornato a casa. Più lunga la degenza dell’altro bambino che, il 19 aprile, è poi deceduto agli Spedali civili di Brescia. Il vicesindaco Rolfi ha subito dichiarato che «non vi è alcuna correlazione tra gli accadimenti dello scorso 14 febbraio e l’aggravarsi delle condizioni di salute che hanno portato alla prematura scomparsa del bambino».
Nessun mea culpa sugli avvenimenti del 14 febbraio, giorno in cui con i 120 sinti del campo, tutti italiani, si è scatenata una vera guerriglia urbana. Il Comune aveva infatti chiesto a quattro famiglie di andare via dalla nuova area attrezzata perché «non c’era posto». In attesa che fossero pronte le abitazioni di Borgosatollo, dove vive l’etnia rom, le famiglie sinti si sarebbero dovute spostare nella vecchia area ormai dimessa. Alle proteste delle famiglie (dovute anche alla forzata convivenza con una diversa etnia) il Comune ha risposto tagliando la corrente elettrica a tutte le abitazioni. A questo punto i sinti hanno incendiato roulotte e bagni chimici in segno di protesta fino alla riattivazione dell’energia.
I due bambini, intanto si erano sentiti male, ma il Comune aveva risposto con un’alzata di spalle sostenendo che nessuno stava male e che i nomadi strumentalizzano i loro figli. In seguito alla morte del bambino, per sabato 23 aprile, è stata convocata a Brescia una manifestazione organizzata dalla federazione nazionale "Rom e Sinti insieme". Il corteo, che partirà da piazza Loggia, sfilerà con lo slogan “Tutti uniti”. Nel presentare l’iniziativa i nomadi del campo di Orzinuovi hanno spiegato che «vogliamo i diritti, i doveri e la dignità che tutti gli italiani, tra cui noi, si meritano. Un'abitazione decente, magari in muratura in micro aree attrezzate e non container dove nessun essere umano dovrebbe vivere».
Anna Chiara Valle