08/11/2012
Un grande scienziato come Jean Piaget ha parlato di "periodo aureo" cioè di un periodo ottimale perché si instauri un comportamento o un apprendimento. Prima o dopo tale periodo l'attività può sì insorgere, ma coon gravi deficit di sviluppo. Esempio: tutti noi abbiamo imparato a camminare, ma non c'è nessuna madre sana e normale che forzi il bambino di qualche mese a camminare, né tanto meno lo fascia stretto, poniamo, fino a tre anni perché non cammini. Può instaurarsi una deambulazione precoce o ritardata? Sì, ma il bambino avrà una camminata insicura e poco spontanea.
Esiste un "periodo aureo" anche per la maternità? Sì: una bambina di unidici/dodici anni può diventare madre, ma sarà pronta a sostenere al maternità? E una donna di 53 anni, come Carmen Russo, anche se i suoi ovuli sono stati forzati/bombardati può diventare madre? Sì. Ma con quali rischi? Forse non tanto per la madre( che anzi gli ormoni della gravidanza tenderanno a "ringiovanire" sui tempi brevi) quanto per il nascituro che richiede forze vitali fresche, capacità di contenimento e di partecipazione che è difficile mantenere intatte dopo il periodo aureo.
È certamente un "delirio ormonale" affermare: «Ce la metterò tutta a vivere il più a lungo possibile». E se anche: questo essere umano così desiderato a 17 anni avrà una madre di 70 anni, un padre di 80 e una nonna di 99 anni (la madre di Carmen Russo che si dichiara connivente e felice di diventare nonna a 82 anni!). E neanche un fratello con cui condividere il peso di questi genitori-nonni.
Una così semplice proiezione cronologica ci fa benedire il concetto biologico-mentale (non moralistico!) d periodo aureo! «Questo bambino è un dono di Dio», afferma Carmen Russo. E qui siamo forzati a prendere in considerazione il piano etico-teologico (che può unire compassione per questa donna, ma ugualmente essere "spada a due tagli" sul fatto in sé).
Questo bambino è un dono di quale dio? Il nostro mondo è pieno di dei che si piegano al nostro desiderio, che ci fanno trovare le scorciatoie, i nostri tardivi riconoscimenti di aver sbagliato (a dedicarci solo al lavoro, ad esempio): questo dio può avere il nome di tecnica, di successo, di denaro. Il Dio della Scrittura invece non è manipolabile e, anche se ci illudiamo di accendere "candele", non lo raggiungiamo mai. Nella sua sapienza ha disposto nella vita la gioia dei periodi aurei e non può contraddire se stesso.
Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini