13/04/2013
“E’ stato papa Wojtyla a salvarmi” Ivana Grasso lo ha
ripetuto più volte, davanti ai giornalisti che le chiedono lumi su quel
risveglio miracoloso, in un letto dell’ospedale Garibaldi di Catania. Quando vi
era entrata, era al settimo mese di gravidanza, in grembo la seconda figlia.
Era stata colpita da un aneurisma. I medici allargavano le braccia, la davano
per spacciata. Due giorni dopo il ricovero i medici cercano di salvare la
figlia. Mentre la madre è in coma, attaccata alla macchine e ai tubi, la fanno
partire. Nasce Rebecca Maria, pesa solo un chilo, ma cresce dentro l’incubatrice,
oggi è perfettamente sana, ed è già un primo miracolo. Ma per la madre i medici
non danno speranze. “Abbiamo pregato per ore, ogni giorno, ogni minuto”,
ricorda il marito.
Dopo due settimane, all’improvviso, il secondo miracolo: la
donna esce dal coma, si risveglia, perfettamente lucida. “Ho parlato
incessantemente con papa Giovanni Paolo II”, dirà ai cronisti e ai familiari, “appena
mi sono addormentata lui si è seduto accanto a me e mi ha chiesto di pregare la
Madonna. Ogni giorno mi abbracciava. Poi mi ha detto: ora devo andare non
smettere mai di pregare”. Quando lo racconta piangono tutti: familiari,
infermiere, caposala, il medico e il primario. Lei saluta tutti: le hanno dato
il foglio di dimisioni. Il paziente è guarito, può ritornare alla vita di tutti
i giorni.
Francesco Anfossi