28/05/2011
Un momento dei funerali di Yara Gambirasio
Non l’avevano mai fatto prima. Oggi, giorno del suo funerale, Fulvio e Maura Gambrasio hanno voluto parlarci di Yara, raccontarci qualche tenero ricordo della sua breve, ma indimenticabile, esistenza. Hanno raccontato di quelle volte che a scuola saltava l’intervallo in cortile per star vicino a una compagna in difficoltà fisiche. Quel giorno che rinunciò ala sua festa di compleanno per seguire una gara sportiva del suo fratellino Natan. E di quella volta che non volle tornare dalla gita scolastica senza un regalino per la compagna che non poté venire. “Così è Yara, uno scricciolo pieno di disponibilità, senso di sacrificio, amore smisurato verso gli altri”.
Fulvio e Maura hanno affidato queste parole a un sacerdote, che le ha lette al termine della cerimonia funebre. Poche persone, fra le circa tremila che hanno affollato la palestra del centro sportivo di Brembate Sopra e il parcheggio del centro sportivo, sono riuscite a trattenere le lacrime. Nessun grido di rabbia, nessun grido di vendetta: è una folla che ha pianto e pregato, quella che ieri ha dato l’addio a Yara. “C’è una preghiera che fatichiamo a rivolgere al Signore - recitava la preghiera dei fedeli - ed è quella per coloro che hanno fatto questo: trovino il coraggio di pentirsi”.
Difficile coltivare ancora la speranza, per una famiglia, una comunità intera che ha perso una figlia nel modo in cui è stata persa Yara.
“Venite a me - dice però Gesù, nel brano del Vangelo di Matteo scelto per la cerimonia funebre - voi che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”. “E’ vero, a volte il peso è troppo grande - ha esordito il vescovo di Bergamo Francesco Beschi nell’omelia - e le parole di Gesù sembrano suonare come una provocazione. La scomparsa e la morte di un figlio si portano per tutta la vita. Tanti l’hanno cercata, in una ricerca indomita: hanno cercato, ma non hanno trovato. Non c’è solo il peso della morte, c’è anche quello della sconfitta: su Yara abbiamo visto accanirsi il male. Vorremmo vederli - ha detto il vescovo - quei volti oscuri, vorremmo dir loro uscite da questa oscurità. Questa famiglia camminava insieme serena, coltivando i valori dell’onestà, della fiducia, dell’amore. All’improvviso è come se un ponte fosse crollato. La tentazione è di pensare che sia stato tutto un errore. Chi ricostruirà quel ponte? Possiamo - ha detto Beschi - proseguire il nostro cammino?Noi non possiamo farcela a ricostruire questo ponte. ma l’asse su cui cominciare a camminare di nuovo c’è: è la croce di Cristo, la croce di Yara e di tutti gli innocenti”.
C’erano tutti, all’ultimo abbraccio per Yara: le istituzioni, i familiari, i parenti, gli amici, le compagne di scuola e della squadra di ginnastica ritmica di cui Yara faceva parte. Tanti i messaggi rivolti all’amica che ha raggiunto il Paradiso. La comunità di Brembate Sopra ha si è raccolta tutta in preghiera. E’ toccato a Don Corinno Scotti, il parroco, che ha concelebrato la cerimonia funebre, ricostruire questo tempo difficile che ha messo tutti a dura prova. “Non so neppure io - ha quasi sussurrato, scosso, il sacerdote alla platea - se sano trascorsi sei mesi, sei anni o una vita intera. Quante lacrime ho visto, abbiamo mangiato pane impastato con le lacrime. L’unica cosa che potevamo fare era metterci in ginocchio davanti al Signore, che di certo non viene a risolvere i nostri problemi, ma ci dona la luce per guardarli e affrontarli. La nostra comunità ha sperimentato che il male esiste, tanto da far morire così una bambina. Ma quanto amore e quanta solidarietà, anche, ci ha mostrato la vicenda di Yara: migliaia di persone l’hanno cercata e non per dovere, ma per passione e amore. C’è una forza che ci trascina tutti verso l’alto, Yara ci ha insegnato che il bene esiste, e quante testimonianze abbiamo avuto in questi mesi! Mamma Maura - ha confidato il parroco - si è sentita più serena, quando il cadavere di sua figlia è stata trovata in un campo. Non era fra mani sudice, ma fra le mani del Signore. Yara è come un seme in un campo arido, che è fiorito e ha dato frutti. Mai da papà Fulvio nessuno ha sentito parole di rabbia o desiderio di vendetta, solo un grande grazie ala comunità che si è prodigata per la sua famiglia”.
E’ stata una cerimonia toccante e commovente, anche grazie al coro e ai musicisti dell’istituto musicale Donizetti di Bergamo. Non è mancato anche un messaggio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, affidato al sindaco di Brembate, Diego Locatelli: “Si chiude oggi - ha scritto il presidente - una pagina della tragedia di Yara, che ha commosso tutta Italia. Auspichiamo che si faccia luce sul delitto e sia fatta giustizia”.
Vittorio Attanà