24/05/2010
L'attore italiano Elio Germano (a destra) e il collega spagnolo Javier Bardem vincitori ex aequo del premio come Miglior attore al 63° Festival del cinema di Cannes.
Il bistrattato cinema made in Italy torna da Cannes con l’ennesimo riconoscimento: il premio strameritato a Elio Germano come miglior attore per la commedia di Daniele Luchetti La nostra vita (ex-aequo con il divo Javier Bardem, protagonista del lugubre Biutiful di Inarritu). “Lo dedico a tutti gli italiani”, la polemica dichiarazione di Germano sul palco della Croisette, “che fanno di tutto per fare dell’Italia un paese migliore, malgrado la loro classe dirigente”. Cinema italiano 1, ministro Bondi 0.
Per il resto, il confuso Palmarès del 63° Festival di Cannes rispecchia l’annata non eccelsa per i film in gara. Due sole le eccezioni degne di nota: lo spirituale Des hommes et des dieux del francese Xavier Beauvois, storia ieratica dei sette monaci trappisti massacrati in un monastero sui monti dell’Algeria durante la guerra civile del 1996 (Grand Prix, ovvero secondo premio per importanza della rassegna) e il non meno intenso Un homme qui crie di Mahamat-Saleh Haroun, regista del Tchad che narra uno struggente rapporto padre-figlio (Prix du Jury, ossia medaglia di bronzo).
Altri riconoscimenti condivisibili alla splendida Juliette Binoche di Copia conforme (miglior interprete femminile) e quello di miglior regista a Mathieu Amalric (l’avversario di 007-Daniel Craig nel recente Quantun of solace), passato dietro la cinepresa per girare Tournée, ritratto tenero e affettuoso di artiste di serie B impegnate in uno spettacolo di Burlesque.
Quanto alla Palma d’oro, meglio stendere un velo pietoso sulla scelta della giuria, su cui deve aver pesato la stravaganza del presidente Tim Burton: incoronare il film Oncle Boonmee, celui qui se souvient de ses vies antérieures (Zio Boonmee, che si ricorda delle sue vite anteriori) del tailandese Apichatpong Weerasethakul è stato come schiaffeggiare tutti quei critici e festivalieri che non erano neppure riusciti a restare in sala per l’intera proiezione. Noi l’abbiamo fatto e possiamo garantire che si tratta di uno dei film più noiosi, sgangherati e criptici mai visti sulla Croisette.
Roba che nessuno andrà mai a vedere in sala, anche perché difficilmente troverà un distributore disposto a rischiare i suoi soldi. Assai di più avrebbero meritato la Palma Another year del britannico Mike Leigh (ritratto delicato di una matura coppia di coniugi) oppure Hors la loi del transalpino Rachid Bouchareb (appassionata saga di tre fratelli diventati protagonisti della lotta terroristica del FNL che portò all’indipendenza dell’Algeria dal colonialismo francese) o ancora Sole ingannatore 2: l’esodo del russo Nikita Mikhalkov (affresco storico mirabile e di gran respiro su un padre e una figlia travolti dall’ultima guerra mondiale).
Maurizio Turrioni