La Ue dice: clandestini, non criminali

Punire penalmente chi non si riesce ad allontanare dall'Italia è illegale e assurdo. Così sentenzia la Corte europea di giustizia. A colloquio con il giurista Dino Rinoldi.

28/04/2011

 “La Corte di giustizia dell’Unione europea non condanna il reato di clandestinità”, commenta il professor Dino Rinoldi, docente di Diritto internazionale e di Diritto delle migrazioni all’Università Cattolica. “I pronunciamenti della Corte del Lussemburgo bisogna prima leggerli. Tra l’altro, sul reato di clandestinità si era già pronunciata la nostra Corte costituzionale con la sentenza 250 del 2009 affermando che è legittimo ai sensi della nostra Costituzione. Quello che non è costituzionalmente ammissibile per i giudici della Consulta è l’aggravante della clandestinità, perché viola il principio d’eguaglianza e quello della responsabilità penale personale”.
 - Ma allora su che cosa si è pronunciata ieri la Corte del Lussemburgo?
 “Innanzi tutto non è un procedimento contro lo Stato italiano, ma è la risposta a un rinvio pregiudiziale (ovvero prima del giudizio interno, nazionale) fatto da un giudice italiano che chiede alla Corte dell’Unione di aiutarlo a interpretare il diritto comunitario . Una delle tantissime sentenze di collaborazione tra Corte e tribunali appartenenti ai 27 Stati membri”.
- In pratica la vicenda parte  dalla corte d’Appello di Trento.
“Esattamente. Le cose sono andate per sommi capi in questo modo. C’è un procedimento giudiziario pendente di fronte alla corte d’Appello di Trento. E questo giudice, prima di emettere il verdetto, ha chiesto lumi alla Corte del Lussemburgo”.
 - Il caso riguarda un certo El Dridi.
“Il signor El Dridi, che soggiorna irregolarmente in Italia, un clandestino se così vogliamo chiamarlo, viene investito da una serie di atti amministrativi che mirano ad allontanarlo dal nostro territorio nazionale. Come peraltro in generale non cessa di chiedere l’attuale governo di Centrodestra”.
- E così scatta la macchina burocratica dell’allontanamento...
“Macchina amministrativa : non deprezziamo le nostre autorità (quelle che si occupano di amministrare la nostra vita quotidiana) con qualifiche che possano apparire spregiative. In fondo, anche per sposarsi (legalmente, sia in Comune sia in Chiesa) bisogna attivare una “macchina burocratica”. Nel caso che ci interessa, quindi,  è stato anzitutto adottato nei confronti di El Dribi un provvedimento del prefetto di Torino, poi (in esecuzione del primo atto) un ordine di allontanamento volontario notificato dal questore di Udine.Il tutto deve fare i conti col fatto  che non c’è disponibilità per imbarcarlo su un aereo o su una nave, e non c’è modo di metterlo in un centro di permanenza temporanea”.
- In pratica gli dicono semplicemente a voce, scartoffie burocratiche a parte: “vattene dall’Italia”.
“Glielo mettono per iscritto, e lui non ottempera all’ ordine. Inizia così un procedimento giudiziario in primo grado  di fronte al tribunale di Trento che finisce con una sanzione penale . Il tribunale di Trento non mira ad allontanarlo, ma semplicemente (si fa per dire) a  sanzionarlo penalmente con un anno di carcere per la disobbedienza all’ordine di andarsene”.
- E lui fa ricorso in appello...
 “E così la Corte d’appello effettua il rinvio pregiudiziale. Chiede alla Corte del Lussemburgo una sorta di parere, una interpretazione del diritto comunitario pertinente nel caso”
- E siamo tornati all’inizio della storia.
“Non si tratta, come dicevo, di un procedimento per violazione da parte dello Stato, ma un procedimento giurisdizionale che si rivolge alle parti nel  giudizio nazionale e quindi al giudice della Corte d’appello. E’ un procedimento assolutamente fisiologico. Finchè non ce ne andremo dall’Ue, come ha pericolosamente minacciato il Ministro dell’interno Maroni, assecondato dal Presidente del Consiglio, i giudici italiani potranno chiedere un parere, anzi una sentenza interpretativa della Corte di giustizia del Lussemburgo sulle questioni pendenti di fronte a loro e alle quali possa applicarsi il diritto dell’Unione europea. I rinvii pregiudiziali sono centinaia ogni anno nei 27 Stati membri”.
- Il giudice dello Stato membro è obbligato ad attenersi all’interpretazione?
“Il giudice della Corte europea interpreta il diritto dell’Unione. Ma chi lo applica è sempre il giudice nazionale. Che però non può disattendere il risultato del rinvio che lui stesso ha fatto alla Corte . Se lo disattende può scattare un procedimento contro lo Stato a motivo del fatto che un suo giudice non ha rispettato la sentenza della Corte di giustizia. Ma quest’ultima è un’altra questione,di diritto internazionale, non di diritto interno, nazionale”.
- Premesso tutto questo cosa dice la sentenza della Corte europea?
 “La sentenza dice che una sanzione penale non può essere applicata per inosservanza di una delle fasi della procedura di allontanamento, che è un procedimento amministrativo. Perché inserisce un aspetto penalistico in una procedura che penalistica non è. E si tratta di procedura che ha un unico scopo: mandar via una persona dal territorio nazionale. Se si inserisce un aspetto penale, e per di piu’ riguardante una pena detentiva, si ottiene lo scopo contrario. Invece di cacciare la persona dal territorio nazionale la si mette in una galera italiana. Il risultato è che non solo si aggrava il procedimento, e si innesta l’aspetto penalistico sopra quello  amministrativa , ma con la pena detentiva  si fa rimanere la persona irregolare in Italia. Ecco cosa rileva la Corte. Che in Italia si sanziona penalmente la violazione di una procedura amministrativa e si mette in galera una persona invece di allontanarla. E tutto ciò non è conforme alla direttiva 2008/115 sui rimpatri. Il nostro ministro degli Esteri dice che l’Unione europea ci deve aiutare ad arginare i clandestini e quindi anche in materia di rimpatri forzati".
-E su questo l'Europa sembra latitare...
"Ebbene, con questa sentenza  la Corte di giustizia  proprio di questo si preoccupa. Sennonché la direttiva sui rimpatri dice che gli Stati dovevano attuarla entro la fine del 2010. E invece siamo nel 2011 senza che l’Italia ancora vi abbia proceduto. Ma  vorrei chiaramente sottolineare il fatto che la sentenza della Corte di giustizia tocca quella parte del “ pacchetto sicurezza” del 2009 (legge n. 94 ) che nel disciplinare la procedura di allontanamento dello straniero differisce notevolmente da quella stabilita dalla direttiva rimpatri . Le sanzioni  previste in Italia non sono efficaci e non sono proporzionate quanto  ai fini voluti : la Corte dice che lo Stato, al fine di ovviare all’insuccesso delle misure di allontanamento coattivo, non puo’ disporre  una pena detentiva solo perche’ un cittadino di un paese terzo permane in maniera irregolare sul territorio italiano dopo che gli e’ stato ordinato di  lasciarlo e dopo che il termine per obbedire all’ordine e’ scaduto. lo Stato deve invece continuare a far di tutto per dare esecuzione alla decisione di rimpatrio, decisione che ovviamente continua a produrre i suoi effetti".
- E da q uesto cosa ne consegue?
 "Ne consegue che  la Corte d’appello di Trento, ubbidendo alla sentenza della corte europea, non dovrà applicare il diritto italiano contrastante con la direttiva.. L’ultima considerazione, che di questi tempi non guasta, è che il presidente della sezione della Corte europea che ha emesso la sentenza è uno stimatissimo giudice di nazionalità italiana, anche professore di Diritto dell’Unione europea. Si chiama Antonio Tizzano. E non è certo una “toga rossa” ”.  

Francesco Anfossi
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Postato da Michelone il 03/05/2011 15:21

Perchè la UE non lo dice anche alla Francia e alla Spagna?!

Postato da Franco Salis il 02/05/2011 00:51

Caro dino.rinoldi,facciamoci una partita a dadi per stabilire chi ha capito meglio.Secondo me sia la Corte costituzionale che ora la Corte di giustizia europea ha detto "che è lecito il reato di clandestinità". E' illecito l'aggravante della clandestinità,perchè per lo stesso reato un italiano o uno straniero regolare verrebbe punito meno severamente, da qui la discriminazione. Ora fintanto che l'ONU ,visto che ora abbiamo questa organizzazione,non riflette di più e non prende in mano la situazione,il clandestino può essere sbattuto in galere,ma credo che possa godere, parimenti agli altri, dei privilegi e in galera non ci ancrà:Vuoi che non si penta perchè non si è allontanato? credi che non chieda procedure varie per avere una riduzione della pena?Purtroppo io non conosco tutte le norme procedurali per non andare in galera,ma gli posso consigliare una persona che è espertissima:Silvio Berlusconi,si fa nominare ministro per esempio e non va in galera,oppure gli farà un legge ad personam valida solo per lui e mentre gli altri vanno in galera lui non ci andrà. Non solo,ma lo sai che Silvio Berlusconi non è pregiudicato? e si ha fatto una legge mediante la quale la prescrizione è più breve.O pardon non l'ha fatta per lui l'ha fatta per i cittadini italiani.Così adesso farà la legge sulle intercetazioni,sempre non per lui,ma per la privacy dei cittadini italiani (eppure non c'è un cittadino italiano che dica sia interessato alla non intercetazione,semplicemente perchè se onesto non viene intercettato e così sfugge al giudizio e sarà sempre non pregiudicato.Capisci a che livello siamo?Mah,speriamo che metta il piede sopra la buccia di banana (politicamente parlando) eeee liberi L'Italia!

Postato da dino.rinoldi il 30/04/2011 16:09

Rispondo alla domanda di Folgore: 1)L'Italia NON si è adeguata alla direttiva dell'Unione europea che CONSENTE l'allontamento di stranieri irregolarì; 2)Mettendo in galera chi viola l'ordine di allontanamento (e non ha commesso altri illeciti) l'Italia tiene quella persona SUL TERRITORIO NAZIONALE INVECE DI MANDARLA VIA, come invece prevede la direttiva e come la sentenza della Corte di giustizia ci dice di fare !

Postato da Franco Salis il 30/04/2011 11:55

Premesso che sono uomo di strada e non giurista,mi risulta tuttavia che la non ottemperanza di un atto amministrativo emesso secondo legge è un reato. Mica il sindaco o il prefetto emette una ordinanza e il cittadino se ne può fregare. Seconda osservazione,ma guarda un po’ un magistrato di Corte di Appello sente la necessità di acquisire il parere (vincolante?) del magistrato europeo. Quel magistrato avrebbe dovuto dire “non ho competenza tecnica per giudicare, lascio l’incarico e frequento un corso di diritto comunitario”.Per cose ben più leggere,anni orsono mi sono rivolto all’ufficio competente per la vigilanza dei miei atti,e ho ottenuto un diniego con questa motivazione:prima assumiti la responsabilità dell’atto,poi vedo (vigilo) se è conforme a legge. Il Presidente della Repubblica non emette giudizio di merito su una legge se questa non è ancora approvata dal Parlamento. Su che cosa si esprime,sulle chiacchiere dei giornalisti? Altra osservazione.Tu clandestino hai commesso un furto. Pur con tutte le garanzie di legge uguali per tutti,io ti condanno per il furto e per lo stato di clandestinità reato a se stante. Scontata la pena,che può anche essere condonata,ti sbatto fuori in malo modo per aver disatteso le leggi del mio Paese.Questa è la logica di questi fenomeni,fintanto che non vengano governati e gestiti a livello mondiale. Ribadendo di essere un profano,non sono in grado di dare risposte precise,ma orientamenti di carattere generale si. Creare le condizioni perché uno, nato in una determinata parte del mondo, non senta l’esigenza di migrare,anche perché è sempre un fatto doloroso. Tanto per dare una idea,l’ultimo censimento dell’India: un miliardo e duecento milioni di residenti,la Cina un miliardo e trecentoquaranta milioni. Quindi abbiamo un potenziale di almeno due miliardi di individui che potrebbero approdare a Lampedusa per far contento Bossi,che pur di non aver il problema,vorrebbe far cessare la guerra,non per amore di pace fra i popoli, ma per restituire a Gheddafi il compito di fermare i migranti e farli morire nel deserto.Ho visto una grande presa di posizione contro la guerra da parte di forze cattoliche capeggiate da mons. Martinelli(per errore e non per benevolenza l'ho promosso cardinale in un precedente spot).Ora se la presa di posizione non è accompagnata da un piano,anche a grandi linee,con almeno tempi non certi ma attendibili,la presa di posizione è infruttuosa e può anche essere pericolosa.

Postato da folgore il 29/04/2011 12:22

Si scrive che “Il signor El Dridi, che soggiorna irregolarmente in Italia, un clandestino se così vogliamo chiamarlo, viene investito da una serie di atti amministrativi che mirano ad allontanarlo dal nostro territorio nazionale". La mia domanda è: se la procedura amministrativa SEMBRA non valere che poco e nulla (altrimenti non riesco a capire cosa contenessero quegli atti amministrativi in possesso al signore), per arrivare ad una epulsione degli stranieri che chiamiamo clandestini o irregolari o come vogliamo sempre si tratta di persone che sul suolo italiano non avrebbero diritto di starci come dobbiamo fare? Glielo dobbiamo chiedere PER FAVORE?

Postato da Andrea Annibale il 29/04/2011 00:40

Alcuni giuristi (mi riferisco agli ideatori del reato di clandestinità) mettono sulle spalle dei migranti pesi insopportabili e mi viene in mente un passo del Vangelo (Luca, 11, 46) che dice: “Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!”. Il reato penale di clandestinità non ha nessuna efficacia deterrente, è ingiusto dal punto di vista umanitario, riempie inutilmente carceri già sovraffollate a spese del contribuente. Inoltre, chi fugge da situazioni di estrema oppressione e miseria può persino preferire un carcere italiano alle condizioni bestiali di vita del suo Paese, dove spesso manca tutto ed il contrario di tutto. Non ci sono facili soluzioni, è inutile illudersi. Siamo destinati a subire i flussi migratori, non parliamo poi della catastrofe umanitaria che ci sarebbe se in un lontano domani finissero le riserve naturali di petrolio. L’unica strada percorribile è quella indicata da San Giovanni Bosco, cioè l’accoglienza, la promozione sociale della persona e, quando è concretamente possibile, l’evangelizzazione. E’ necessario però anche regolamentare per legge i flussi migratori stabilendo delle quote molto rigide perché non sia vanificato il concetto stesso di Nazione a favore di una visione anarcoide del diritto a migrare. In un separato intervento, ho auspicato l’elaborazione dal punto di vista del diritto naturale di soluzioni al problema dei flussi migratori, come fecero il domenicano Francisco De Vitoria e Ugo Grozio per altri temi nei secoli scorsi (XVI e XVII rispettivamente). Ogni essere umano ha il diritto di cercare altrove condizioni di vita migliori, mentre ogni Stato ospite ha diritto a fissare precisi percorsi di integrazione culturale e lavorativa. Non penso di aver detto nulla di particolarmente originale, ad ogni modo ho solo voluto esprimere la mia spero umile opinione. Tutto da sviluppare è poi il tema della migrazione su invito preventivo detto anche adozione del migrante da parte di una impresa o famiglia che abbia interesse alla manodopera retribuita. E’ un tema da studiare e approfondire con serietà, perché, come ha detto il cardinale Tettamanzi “al servizio degli altri non ci si improvvisa”. D’altra parte, Andrea Riccardi, fondatore della Comunità Sant’Egidio, ha ammonito sui rischi che una immigrazione selvaggia può produrre sulla coesione sociale con queste parole scritte proprio qualche mese fa sul settimanale dei paolini: "Oggi, nel mondo globalizzato, genti di origine e religione diverse vivono assieme. Questa convivenza rischia di diventare una Babele senza fondamento, incapace di educare al rispetto degli altri, carica di tensioni".

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