Usa, Cleveland "batte" Perugia

Amanda Knox promuove l’uscita del suo libro tra l’indifferenza dei media americani, concentrati sul caso delle tre ragazze rapite e liberate dopo dieci anni di prigionia in Ohio.

09/05/2013
La madre di Gina De Jesus, una delle donne tenute segregate per dieci anni a Cleveland, festeggia il ritorno della figlia con un'amica (Ansa). Nella copertina: foto Reuters.
La madre di Gina De Jesus, una delle donne tenute segregate per dieci anni a Cleveland, festeggia il ritorno della figlia con un'amica (Ansa). Nella copertina: foto Reuters.

Amanda Knox torna in Tv per la seconda volta in poco più di una settimana, per raccontare in un'intervista fiume a Chris Cuomo della Cnn più o meno quel che aveva raccontato in un'altra intervista fiume a Diane Sawyer della Abc: la paura di tornare in Italia ora che la Cassazione ha riaperto il caso; gli attacchi di panico e di pianto improvvisi di cui soffre ancora oggi come conseguenza  dei 4 anni trascorsi in carcere; il ricordo di quei terribili giorni a Perugia seguiti all'uccisione della sua compagna d’appartamento, l'inglese Meredith Kercher, degli interrogatori – secondo lei pilotati da inquirenti convinti a priori che fosse lei la colpevole -, della campagna mediatica che la dipinse come una perversa "femme fatale", della gente comune che la insultava in tribunale.  

Ci prova Amanda, in tutti modi, con il viso dolce di ragazzina dei sobborghi e la voce strozzata, a negare, a spiegare, soprattutto a convincere chi guarda di essere anche lei vittima innocente e sprovveduta di un sistema legale inefficiente e di una pubblica accusa in cerca di gloria e di fama televisiva. Ma come in 5 anni e mezzo (tanti ne sono passati dal delitto di Perugia) presso gran parte dell'opinione pubblica – almeno italiana – non c'è riuscita del tutto neanche davanti al pubblico “di casa”.  Tanto che Cuomo, l'intervistatore, dopo diverse affermazioni di innocenza basate sul fatto che non ci fossero né prove né testimoni, è arrivato a dire: «Se io fossi veramente innocente direi: "non sono stato io", invece che "non possono provarlo"».

E a quel punto Amanda, per quanto provata e sconvolta, in realtà per tutta l’intervista molto presente a sé stessa, ha replicato: «L’ho detto tante volte, ma per 4 anni non mi hai mai creduta nessuno».   Adesso la sua verità la ragazza di Seattle ormai 25enne la racconta in un libro per il quale, ha riportato la stessa Cnn, la casa editrice le ha già versato un acconto di 3,8 milioni di dollari, e che, guarda caso, è uscito proprio la settimana scorsa. Eppure i misteri di Perugia, almeno negli Stati Uniti, non sembrano interessare granché: altri misteri stanno attirando l'attenzione e – va detto – il voyerismo americano alimentato dall'esigenza dei canali allnews di riempire i palinsesti sette giorni su sette per 24ore al giorno.

Lo "Speciale Amanda" è andato in onda con mezz'ora di ritardo per dare spazio alle notizie in diretta da Cleveland sugli sviluppi del caso delle tre ragazze rapite dieci anni fa e tenute prigioniere da un uomo fino a lunedì scorso, quando grazie all'intervento di un vicino sono state liberate e restituite all'affetto delle rispettive famiglie.   E in questo caso le corde e le catene trovate nella casa dove l'ex autista di scuolabus, il 52enne Ariel Castro teneva prigioniere le tre donne, sono state usate davvero. Al carceriere, con cui i vicini all'oscuro di tutto hanno raccontato di aver fatto in passato, neanche troppo remoto, grigliate e feste in giardino,  sono stati imputati 3 capi d’accusa per stupro e 4 per sequestro di persona: la quarta prigioniera liberata è di fatto una bambina avuta da una delle tre donne, le quali, da quanto emerge dalle prime conferenze stampa delle autorità, sembra siano uscite di casa due volte in tutto nell’arco di un intero decennio.   

E' ovvio che da un caso del genere scaturiscano mille interrogativi molto più inquietanti per quel giornalismo voyeristico che in America (e ahimé non solo) sembra andare per la maggiore. Di conseguenza è ovvio che del ritorno sotto i riflettori di Amanda Knox che tanto aveva fatto parlare di sé i media di entrambe le sponde dell’oceano, non si sia praticamente accorto nessuno. Negli Stati Uniti la legge proibisce a chi commette crimini di trarre profitto dal raccontarli. Ma lei, anche se condannata in primo grado, dopo l'assoluzione in appello risultava tecnicamente innocente (eccezion fatta per la calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, già scontata), e per quando la cassazione riaprirà il caso, qualsiasi cosa succeda, sarà già troppo tardi. Tempismo perfetto, dunque: a parte le tre ragazze di Cleveland. Peccato. Per lei, e soprattutto per la sua casa editrice.

Stefano Salimbeni
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