Dopo il dessert, la Mafia

Il primo rapporto Eurispes/Coldiretti sui crimini agroalimentari: prezzi anche triplicati per frutta e verdura a causa delle infiltrazioni mafiose.

30/01/2012

Il primo rapporto Eurispes/Coldiretti sui crimini agroalimentari in Italia ha messo in evidenza un aspetto della criminalità organizzata tra i meno conosciuti: un giro di affari miliardario che ha l’effetto di far aumentare i prezzi per il consumatore finale e di mettere a rischio la qualità dei prodotti.     

     Già oggi, secondo il rapporto, le mafie colpiscono “il Sistema Paese con un giro d’affari complessivo di circa 220 miliardi di euro l’anno pari a circa l’11% del Pil nazionale”. L’Eurispes stima che il volume di affari complessivo dell’agromafia sia quantificabile in 12,5 miliardi di euro (pari al 5,6% dell’intero business criminale) di cui 3,7miliardi di euro da reinvestimenti in attività lecite (30% del totale) e 8,8 miliardi di euro da attività illecite (70% del totale). Gli stessi prezzi della frutta e della verdura triplicano (oltre il 200 per cento) nel passaggio dal campo alla tavola per effetto delle infiltrazioni delle organizzazioni mafiose.

     Numeri così significativi condizionano la libera iniziativa economica distorcendo il mercato in molti dei suoi elementi: indebita percezione di finanziamenti nazionali e comunitari, pratiche estorsive, imposizioni per l’assunzione di forza lavoro, approvvigionamento dei mezzi di produzione da soggetti vicini alle organizzazioni criminali.  Secondo la Coldiretti “le imprese agricole e i consumatori subiscono l’impatto devastante delle strozzature di filiera su cui si insinua un sistema di distribuzione e trasporto gonfiato e alterato troppo spesso da fenomeni di criminalità che danneggiano tutti gli operatori”.

     Le agromafie trovano radicamento soprattutto nel Sud del nostro Paese dove ottengono i maggiori proventi derivanti da attività illecite sfruttando la difficoltà economica in cui si trovano molte imprese agricole e la difficile ricerca di finanziamenti legali. E allora il passo per imporsi anche come soggetto che determina il prezzo dei prodotti risulta agevole e le mafie, secondo la ricerca Eurispes/Coldiretti, “si pongono come soggetto autorevole di intermediazione tra i luoghi della produzione e il consumo, assumendo l’identità di un centro autonomo di potere”.

     L’effetto distorsivo è devastante sia per gli imprenditori agricoli, che in molti casi non riescono neppure a coprire i costi di produzione, sia per i consumatori che, sottolinea la Coldiretti “spesso contengono il livello degli acquisti dei prodotti agricoli per il loro alto prezzo proprio in un Paese come l’Italia che ha la leadership europea in quantità e qualità nell’offerta di ortofrutta”. E’ un sistema che permette all’azienda Mafia di controllare direttamente o indirettamente, come ha evidenziato anche di recente la Direzione Nazionale Investigativa Antimafia, l’intera filiera agroalimentare, “dalla produzione agricola all’arrivo delle merci nei porti, dai mercati all’ingrosso alla distribuzione, dal confezionamento alla commercializzazione”.

     L’altro elemento che emerge dal rapporto Eurispes/Coldiretti è l’italian sounding che rappresenta la forma più diffusa e conosciuta di contraffazione e falso Made in Italy nel settore agroalimentare. Avviene così che sempre più di frequente “la pirateria agroalimentare internazionale” utilizzi denominazioni geografiche, marchi e, parole, immagini, slogan e ricette che si richiamano  all’Italia per commercializzare prodotti che nulla hanno a che fare con la produzione italiana.

     In questo modo viene messa a rischio, precisa la Coldiretti, “la qualità e la sicurezza alimentare dei prodotti spacciati come italiani ma ottenuti in realtà con materie prime importate spesso di bassa qualità e in catene produttive fuori controllo“. Con un danno oltre che economico anche di immagine del prodotto italiano.

Andrea Ferrari
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